n.53 – La vecchiaia oggi
- dall’articolo di Ferdinando Camon dal titolo:” Le vittime anziane non commuovono. Ma con loro si spegne una parte di noi.”- -La stampa 27 febbraio 2020
“Qui dove sto scrivendo, e cioè a 20 km da Vò, che è uno dei focolai del virus,corre con un certo rilievo la notizia che nell’altro focolaio,Codogno,il contagio sta toccando anche i bambini,dai 5 ai 15 anni. Nei bar non si parla d’altro. Perché se la malattia comincia a toccare i bambini,allora è una cosa seria,da combattere con tutti i mezzi,senza badare ai costi. Si dice sempre che la mortalità dei contagiati sia fra l’1 e il 2 per cento,ma se comprende i bambini è come se aumentasse vertiginosamente.
Questo mi fa piacere,è bello vivere in un popolo che protegge i piccoli,però se permettete mi deprime anche,perché i vecchi cosa sono? La mortalità tra gli ultraottantenni si aggira sul 14 per cento,ma è un dato che non si cita mai,nessuno lo conosce,lo conosco io perché mi riguarda. E allora mi chiedo:gli ottantenni non contano? Sono considerati già morti? Non hanno più importanza per la società,per la scienza,per la medicina,per la sanità,per l’informazione,per le famiglie?La loro vita è oggettivamente meno preziosa? E’ meno ricca di sentimento,di sensibilità,di preoccupazioni,di amore,di relazioni?
Nego che ciò sia vero. I giornali e le televisioni che non lanciano e on rilanciano il dato che a morire per questo virus sono il 14 per cento degli ultraottantenni contagiati sbagliano. I vecchi sono importanti,oso dire più dei giovani,i molto vecchi più dei molto giovani. I molto giovani sono uno spazio da riempire …..
Il nostro amore per i bambini è un amore cieco. Li amiamo a prescindere. Ma i nostri sentimenti per i vecchi non sono ciechi. Riusciti o falliti che siano,i vecchi hanno vissuto,e sono pieni di esperienze. Trattandoli con rispetto e con stima,noi rispettiamo e stimiamo le loro esperienze. Sono fragili,sono preziosi,sono antiquariato. Sono insostituibili. Un vaso nuovo,se lo rompi,ne prendi un altro tale quale,ma un vaso antico non lo trovi più …”(Continua)
- dall’ intervista di G. Schiavi a Carlo Vergani, geriatra,uno dei maggiori esperti di problemi legati ai processi biologici,dal titolo:”L’invisibilità il nemico degli anziani” -Il corriere della sera del 23 giugno 2019
“ Quando ho iniziato a interessarmi degli anziani,in Italia la speranza di vita alla nascita era di 70 anni. Oggi è salita a 83.- Viviamo mediamente 13 anni in più e ci sono due pensionati ogni tre occupati. Più nonni che nipoti … E’ suonato il gong. La nuova longevità ha creato un intermezzo,terza e quarta età sono saltate: non si è più giovani,non si è ancora vecchi. Arrivati a sessanta,se ne possono programmare altri trenta, in cui la parola “anziano” suona quasi offensiva se si è in buona salute e si possono schierare competenze,esperienze,intuizioni,affettività.
”Vedo avanzare un anziano nuovo ,inedito, che respinge la rottamazione,si impegna nel volontariato e non vuole essere una risorsa inutilizzata”-sostiene Vergani . Eppure c’è anche l’opaca disperazione di chi non vive ma sopravvive tra ricoveri,ospedali,case di cura,anticamera di solitudine e abbandoni,di costi sociali e drammi familiari. C’è un invecchiamento triste,faticoso,drammatico che accusa le distrazioni del welfare e dell’assistenza.”Su questo ha ragione papa Francesco:dobbiamo contrastare la cultura dello scarto,che per gli anziani è un’eutanasia nascosta … Certi beni relazionali non vanno nel PIL, ma rappresentano la nostra umanità”.
- Invecchiare è come essere in un fortino assediato,si perde qualcosa ogni giorno. Gli anni si contano o si pesano? “Anche sotto assedio c’è qualcosa da fare. Leggere,studiare,tenere attivo i cervello,fare leva sulle proprie esperienze. La profondità del tempo è più importante della sua durata … Bisogna applicare il suggerimento di lavoro di James Hillman : arrivati a 50 0 60 anni si deve incominciare un’altra terapia,quella delle idee.”
-Quando si comincia a diventare vecchi? “Non c’è un cartello,come in autostrada. La soglia che definisce il passaggio all’età avanzata è dinamica. A metà del secolo scorso chi aveva 65 anni poteva disporre di altri 13 anni di vita. Oggi 13 anni sono l’aspettativa di vita di un uomo di 75 anni …
Abbiamo una pletora di strutture e funzioni dell’organismo che ci consente di compensare l’usura e le perdite occasionali e mantenere l’omeostasi,cioè l’equilibrio interiore … Solo quando la perdita supera la capacità di compensare,subentra l’invecchiamento. Ci si impoverisce,si diventa fragili,facilmente destabilizzabili … Il fenotipo senescente,cioè l’insieme delle caratteristiche osservabili nell’organismo vivente che invecchia,è il risultato dell’azione dei geni e dell’ambiente. L’ambiente infatti non scivola via: è tutto ciò che ci può cambiare,come l’esercizio fisico,la dieta,l’abitudine al fumo, l’aria che respiriamo,le sostanze chimiche,compresi i farmaci, a cui siamo esposti.”
-I sessant’anni è un’età da ridefinire?- “Alcune statistiche pongono i 60 anni sulla parte avanzata della traiettoria della vita. E’ un errore: i 60enni sono oggi i giovani vecchi …. A 70 però si diventa invisibili … Gli ottantenni rappresentano il segmento di popolazione in più rapida espansione. In meno di trent’anni sono raddoppiati: oggi sono più di 4 milioni,il 7% della popolazione residente. Molti sono attivi e prestigiosi,carichi di saggezza e responsabilità. Hanno superato l’harvest effect, l’effetto raccolta: i più deboli,i meno dotasti, sono stati già eliminati … Gli ottantenni hanno in mano la combinazione vincente: geni e ambiente favorevoli. Hanno passato le colonne d’Ercole. Andando avanti negli anni gli orizzonti si aprono,non si chiudono. …”
-Dei grandi vecchi che ha conosciuto e avuto in cura, che cosa l’ha colpito di più? “ la serenità. Il non rimpianto. Uno stato di intrinseca adeguatezza: ho fatto quel che dovevo e potevo fare. E’ importante essere in armonia con se stessi. In alcuni casi bisogna anche saper dipendere dagli altri. Il cardinal Martini lo riassumeva con queste parole:In età avanzata bisogna imparare a mendicare”.. (CONTINUA)
-dalla presentazione in copertina del libro dello psichiatra di fama internazionale Vittorino Andreoli dal titolo :”Una certa età -Per una nuova idea di vecchiaia”- I solferini ,2020
In un mondo dove l’uomo crede di avere in mano il suo destino,corriamo un grande rischio: non ammettere che il filo rosso dell’esistenza si possa indebolire e spezzare e non comprendere gli aspetti positivi di ogni trasformazione a partire dalla bellezza di invecchiare.
Vittorino Andreoli ci racconta la vecchiaia come capitolo originale dell’esistenza e non come un’età malata. Chi ha danzato a lungo col tempo ha maggiore capacità di sperimentare la gioia e considerare il piacere. Talvolta è sufficiente un sorriso,un nipote che si mostra interessato ad ascoltare,l’affiorare di un sentimento puro. Il piacere si lega alla tenerezza, a una nuova intimità, alla lentezza di un gioco che impegna tutto il corpo e che si fa sempre più creativo, slegato com’è dai modelli prestazionali della cosiddetta vita attiva.
Siamo passati dalle generazioni biologiche a quelle psicologiche e,infine, a quelle digitali, che hanno ribaltato i rapporti tra giovani e vecchi,mettendo in crisi l’idea di saggezza e di autorevolezza. Ma,è solo recuperando il ruolo cruciale dell’ultima età che possiamo iniziare a riparare la società in cui viviamo, sostituendo ai concetti meccanici di salute e malattia una nuova dimensione del bendessere.”
Dora- Partiamo ,per la riflessione che precede la conversazione a distanza, da un’attualità più che mai vissuta in maniera sofferta – a seconda dei luoghi,delle informazioni,delle circostanze e delle esperienze vissute, da anziani,ma più che mai convinti che un confronto libero e sereno sia più che mai utile in tempi di prova.
Dopo aver letto e riletto attentamente i tre pezzi proposti ,con i quali metto a fuoco il tema di oggi: “La vecchiaia”, proviamo a interrogarci su due piste esistenziali: -Cosa pensiamo noi della nostra vecchiaia? E come la viviamo? -Cosa pensiamo debba farsi per favorire una vecchiaia dignitosa e serena per tutti?
Certo,induce al sorriso la leggerezza infantile di chi nega i mali della vecchiaia o la traveste di trucchi giovanilistici, così come pare inconcludente certa paura ossessiva che impedisce di reagire e vincere il coronavirus,e quindi di non saper affrontare l’oggi della vecchiaia. E’ bene farlo però.
Ci introdurranno al libero confronto tra noi alcuni pensieri del teologo Pierangelo Sequeri sulla Quaresima 2020. Subito dopo darò spazio ai vari interventi in un solo giro.
Quaresima non quarantena Saper condividere anche nell’emergenza
“I quaranta giorni della Quaresima non vanno confusi con una quarantena,neppure al tempo del Covid-19. Sono giorni per riunire,non per separare. Sono per condividere la nostra vulnerabilità,nella convinzione che l’essere umano è ospite -non padrone- della vita di tutti..E la vita di tutti- compresa la nostra morte- è destinata all’ospitalità di Dio,che ci chiede semplicemente di non precluderla a nessuno. Lo spirito delle Beatitudini apre una via per la società civile. L’illusione di diventare signori assoluti della vita non significa affatto averne più cura. L’assuefazione al dominio tecnico totale dell’esistenza,come se l’immunità perfetta dalla malattia e dalla morte fosse soltanto questione di tempo e di mezzi,ci rende ogni giorno più vulnerabili “dentro”( e anche “fuori”).
La demoralizzazione comunitaria del principio-solidarietà,che cresce insieme con l’ossessione individuale del principio-autonomia,ci conduce rapidamente a varcare la soglia sottile che separa il passaggio dall’indifferenza irresponsabile (“Non è un mio problema” alla paura incontrollabile (“Si salvi chi può”). La dignità della vita umana condivisa,che cura le ferite,affonda con la nostra ossessione del benessere totale,che scarta i feriti.
Che cosa sono il bene e il male,la verità e la menzogna,la giustizia e la prepotenza,l’ospitalità e la persecuzione,la comunità e la guerra,di fronte alla para-vera o presunta- di rimanere senza cibo,senza pillole,senza smartphone? Scambiare il legame comunitario con l’autonomia individuale non è stato un grande affare. I due si sostengono a vicenda nel coraggio,o affondano insieme nella paura. La nostra lotta contro l’avvilimento della vita umana piegata dalla diffusione epidemica della fame,della droga, della schiavitù –tutte malattie mortali- ne viene forse rinvigorita? Quando tutti possono fare qualunque cosa della vita, senza riguardo per la comunità,la comunità non può far più niente per se stessa. E per noi …
La cifra dell’appello della Quaresima è racchiusa nella bellissima parola di Paolo: << Vi supplichiamo,in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio>>(2 Cor 5,20)… La Quaresima è il tempo che il Signore ci concede anche quest’anno come un tempo propizio per la nostra riconciliazione con il passaggio di Dio fra la morte e la vita,in cui il nostro passaggio tra la vita e la morte è sottratto all’irresponsabilità del suo spreco.”
Quale esperienza di vecchiaia oggi?
La vecchiaia è un privilegio
In questo oggi di pandemia,che spazza via tanti vecchi senza pietà,voglio rispondere alla vostra domanda con le amare parole di Daniele Salvo,il regista della bella e toccante commedia di Furio Bondon,”Le ultime lune”,che ho visto l’anno scorso con mia moglie.
“Nel nostro tempo,improntato all’egoismo più sfrenato,all’efficienza ad ogni costo,alla ricchezza,alla velocità,al tutto e subito, la vecchiaia è una vergogna da cancellare. Si insegue freneticamente la giovinezza nell’illusione di annullare la morte.
Essere vecchi significa essere esclusi: ormai altri giovani cantano altre canzoni e il vecchio è troppo lento,troppo stanco, troppo solo,in una parola,inutile. E,invece la vecchiaia è un privilegio,un momento della vita in cui tutte le linee convergono verso un punto sospeso sul filo dell’orizzonte. E’ la somma di tutti gli addendi,il termine di un progetto,l’inizio di un nuovo cammino.”(L.C. Milano)
La vecchiaia non è sempre solitudine
Pensavo di raccontare la mia vecchiaia in modo diverso,ma con la pandemia da coronavirus,mi adeguo ai tempi. Anch’io sono un’anziana sola, la mia “solitudine” però è un po’ speciale,perché,pur non avendo una mia famiglia (quella d’origine vive in altri luoghi), ho una rete di relazioni amicali che mi riempie la vita in modo appagante. La pandemia però mi costringe a casa e ad avere rapporti virtuali,e,anche se apprezzo sempre il silenzio,mi manca la vicinanza col prossimo.
Qui a Roma,però,nel condominio dove abito,non mancano le espressioni di vicinanza. C’è persino un’ora in cui ci si affaccia al balcone e alle finestre per cantare,seguendo un repertorio musicale che si conclude con l’inno di Mameli. Siamo bravissimi ad affrontare l’emergenza. Quando torneremo alla normalità,sarà diverso:ognuno riprenderà il suo ritmo e degli anziani soli non se ne ricorderà più nessuno. Ora fanno notizia perché il virus li ha decimati,ma tant’è..son vecchi …
Sto riscoprendo il piacere dell’ozio, ma molto ozio non posso permettermelo. Ci sono molte cose da fare:bisogna essere vigili,attivi,per non apparire già morti prima del tempo: Dalle statistiche apprendo che oggi,un uomo di 75 anni può contare su 13 anni di aspettativa di vita. Sempre le statistiche dicono che le donne vivono più a lungo. Mi sto facendo un programma per i prossimi anni ,di vita spero proficua. Una vecchiaia dignitosa e serena per tutti la si costruisce,io penso,proprio promuovendo relazioni umane che diano un senso alla vita. Non meno importanti però devono essere gli interventi di politica sociale,che non lasci indietro nessuno.(R. S. - Roma)
Quando avrò raggiunto la mia vecchiaia
La vecchiaia è la saggezza del domani. Io spero di arrivarci e di viverla la meglio che posso. Spero soprattutto di acquisire abbastanza saggezza ed esperienza per giudicare al meglio le generazioni che verranno dopo di me e di trasmettere il valore che nessuno deve essere abbandonato o discriminato in base all’età, o per qualsiasi altro motivo …
Per favorire una vecchiaia dignitosa e serena per tutti io penso che si debba capire che bisogna combattere la solitudine e l’abbandono ,che si sentono soprattutto a quell’età. E di sicuro tenere più in considerazione la saggezza e l’esperienza di queste fondamentali vite. Mi auguro che il mondo e la scienza si evolvano quando io avrò raggiunto la mia vecchiaia.(C. M. prov. di Pavia)
Una vecchiaia serena è frutto d’un cammino
Che il nostro sia un tempo di cambiamento epocale lo riscontriamo tutte le volte che prendiamo in considerazione un aspetto della vita per valutare come si è sviluppato nel tempo. Così è per la vecchiaia, la mia generazione ha esperienza diretta..Quand'ero bambino il vivere sociale e l'educazione che ne conseguiva vedevano il vecchio all'apice della scala sociale. L'anziano godeva del massimo rispetto e, seppur non prevista da leggi e regolamenti, era sua la decisione che contava.
Non credo si trattasse soltanto di riconoscimento alla saggezza o attenzione a chi ti aveva preceduto nella vita. C'era in questo rispetto qualcosa di molto più concreto. L'accumulazione di beni, di ricchezza, pur avendo ricevuto una forte accelerazione negli ultimi due secoli, era ancora poco sviluppata e la proprietà materiale era dei vecchi, che la gestivano fino a quando le energie fisiche lo consentivano. Soltanto la morte sanciva il passaggio di proprietà..Negli eredi c'era quindi una motivazione molto pratica; accanto ad essa, provocata dalla conoscenza che soltanto la frequentazione sa dare, poteva nascere autentica stima. Non di rado tuttavia, lo si legge ad esempio nei racconti di Cesare Pavese e nella descrizione di Leopardi dei rapporti con il padre, la sudditanza al vecchio era motivo di rancore che si poteva trasformare in odio nel rapporto soprattutto tra padri e figli.
Cambiando la modalità di acquisire la ricchezza, si è modificato il rapporto tra generazioni. Oggi molti giovani capaci e intraprendenti possono diventare autonomi e ricchi senza aver bisogno dell'eredità paterna; ne consegue che il vecchio è molto meno necessario. Si tratta di una valutazione materiale che, tuttavia, lascia il segno nell'etica sociale ed ha una ricaduta nei rapporti interpersonali.
Ricordo una considerazione fatta al termine della mia attività lavorativa: quando iniziai a lavorare appresi subito che vigeva una regola non scritta: l'anzianità fa grado, fa carriera. Era così a scuola, nelle cariche pubbliche, nell'esercito, ecc. I massimi in grado avevano i capelli bianchi.
Quando andai in pensione, 40 anni dopo, gli scalini più alti erano occupati da giovani che si erano fatti strada con risultati concreti, senza timori reverenziali per l'età. Era la carriera in base al merito (inteso nell'accezione economica più che etica) e questo merito non ha età. Il passaggio dalla famiglia patriarcale a quella nucleare, conseguente al cambiamento del sistema economico, ha contribuito ad incrementare lo stacco. Chi della generazione dei nostri nonni avrebbe concepito l'esistenza di Case di riposo o di badanti? Eppure, oggi, sono queste la soluzione abitativa più frequente per gli anziani ed è a queste prospettive che deve guardare chi ha ancora un minimo di autonomia.
Io, che sono a questo punto, credo di poter dire di essere arrivato bene alla vecchiaia. Unito ad Anna da 54 anni, ho sempre cercato di vivere in sintonia con lei il tempo che passava e la vecchiaia attesa, senza affanno, è arrivata. Mi ha raggiunto progressivamente mostrandomi, giorno dopo giorno, come il mio fisico non riuscisse più a compiere gesti normali (accelerare il passo, piegare le ginocchia, mettere le calze, reggere un peso, ecc). Ho imparato a lasciarmi aiutare ed ho provato ad ampliare l'impegno intellettuale raccogliendo l'esperienza acquisita per metterla a disposizione delle generazioni che verranno. Tutti infatti possiamo aver qualcosa da donare. Ho mantenuto la mia presenza in gruppi che seguono la vita comunitaria , politica e sociale.
Constato che ogni anno che passa qualcosa va perduto anche per l'intelletto, mentre rimangono vivi i rapporti con i pari età. Ho rivissuto la bellezza dell'amicizia ritrovando alcuni compagni d'infanzia. Posso dire tranquillamente che una vecchiaia serena è frutto del cammino della propria vita.
Posso dire tranquillamente che una vecchiaia serena è frutto d’un cammino di vita ed ha bisogno di:
-Salute fisica: accontentandosi del proprio stato di salute e curandolo con attenzione;
-Salute psicologica:riflettendo sui cammini vissuti e condividendoli con le persone che incontriamo;
-Salute intellettuale: cercando, confrontandosi, leggendo, guardando, cantando
-Salute affettiva: godendo dell'amicizia delle persone che abbiamo conosciuto e dell'amore della propria sposa/ sposo.
-Salute sociale: continuando ad interessarsi di quanto avviene intorno a noi e cercando di partecipare;
-Salute spirituale: richiamando alla mente le persone che ci hanno voluto bene e ci hanno aiutato a capire la vita e a darle senso;
-Salute famigliare:rimettendo in colonna il vissuto che va dai nonni ai nipoti per gioire di un'avventura che continua;
e ,soprattutto, aspettando con serenità l'incontro con “....sora nostra morte corporale dalla quale nullo omo vivente po' scampare......” ,perché vorremmo tutti proprio che quello fosse un bel momento. .( F. F. –Alba (CN)
La mia vecchiaia è una sorpresa
La prima sensazione che avverto quando faccio il bilancio della mia vita è la “sorpresa”,trovandomi a vivere, e ad essere in discreta salute,ormai alla soglia dei novant’anni. Come studioso di storia della famiglia so bene quanto questo dato sia “rivoluzionario” rispetto ad una lunghissima storia dell’umanità dalla quale si è partiti. Alle origini sembra che l’età media era di circa vent’anni per raggiungere i cinquanta nell’ottocento e ora,negli anni duemila ,in Occidente,ottant’anni e più.
E questo è il più grande ,anche se talora sottovalutato,cambiamento sociale che sia mai avvenuto nella storia del mondo. La generazione di coloro che sono nati tra il 1930 e il 1950 è quella in cui-conclusasi la stagione delle lunghe guerre mondiali- è la prima che possa conoscere tale longevità. Il “caso serio” è tuttavia quello della buona utilizzazione di questa stagione della vita.
Il problema è quindi : Come essere anziani oggi? E infatti non si può non registrare con qualche malinconia che non poche oggi sono le “vecchiaie sprecate”,che si risolvono in uno stanco far “passare il tempo”.(G. C. - Parma)
Vecchiaia nuovo inizio di coppia
Invecchiando io e mio marito abbiamo iniziato un nuovo cammino. Ci siamo avvicinati di più,ma trovati anche più diversi. Le differenze tra noi ( non solo di genere) ci sono apparse più grandi e abbiamo lentamente capito che dovevamo meglio armonizzarci per convivere. Abbiamo allora cominciato a parlare di più tra noi,cercando –quasi a gara- di scoprire il meglio di ciascuno.
Senza il peso di desideri e passioni, che in passato spesso avevano un po’ inquinato e bloccato la nostra crescita di coppia senza figli, è stato più facile. Così per durare il nostro cammino di coppia si è fatto più lento e più intenso. E perciò anche le esigenze del coronavirus non ci ha disturbati un granché.(I e G. Z. Torino) .
Vecchiaia ricchezza di relazioni
Qualche tempo fa camminavo spedita (in quel periodo avevo molto da fare) per tornare a casa e …..fui superata da due ragazzine in bicicletta. Una gridò all'altra: “Attenta! Stavi per investire quella vecchietta!” Lì per lì mi venne da ridere, ma anche da pensare.
Sulla soglia degli 80' e presa da una vita molto attiva, non mi stavo rendendo conto che la vecchiaia era in arrivo, anzi era già arrivata. Forse rimuovevo quel pensiero.
Da quel giorno sono cambiate molte cose, mi sembra di poter dire di essere diventata un po' più saggia perché più consapevole. Le giornate troppo piene di attività e di incontri, mi impedivano di crescere nella consapevolezza, che per me è una delle disponibilità dell'animo più importanti per provare il gusto di vivere anche da vecchi.
Ho incominciato a considerare che non avrei sempre potuto fare e dare, ma che dovevo dispormi a ricevere, che non era il caso di parlare molto ma era il momento di ascoltare meglio, che non era necessario fare sempre tutto perfettamente, ma che si poteva anche sbagliare ed accettare il proprio limite con serenità.
La mia vita interiore ha richiesto d’allora più spazio e frequenza per raccogliermi (pur se in momenti brevi) nella solitudine e nel silenzio e cominciare a “pensare” quello che faccio, quello che sono, quello che gli altri fanno e sono accanto a me.
Ora mi sembra di capire che nella misura in cui le capacità fisiche diminuiscono, è sempre più importante riprendere le cose essenziali della vita interiore, accettare quello che è rimasto e rimarrà incompiuto, non rimpiangere il passato e saper attendere il domani con speranza vivendo il momento presente in tutta la pienezza possibile.
In questi giorni che trascorro in casa in buona compagnia di mio marito, abbiamo deciso di riordinare la libreria: quanti libri....quanti quaderni.....quante lettere.....e quanti ricordi ci hanno commossi e inteneriti, ci hanno fatto gioire e rivivere avvenimenti del passato aiutandoci a ritrovare noi stessi, le vicende vissute, gli ideali che ci hanno sostenuti! Ricordare è un'attività salutare!
A questo proposito mi viene alla mente un'esperienza lontana che mi scalda il cuore. Per molti anni io e mio marito abbiamo trascorso le vacanze al mare, in campeggio, con i nostri nipoti. Spesso mi chiedevano: “Nonna racconta!” e io raccontavo della mia fanciullezza in un paese di Langa.....degli studi in collegio, dell'incontro con il nonno......della nascita della loro mamma.......A pensarci ora, quei racconti facevano bene a me ed anche a loro che non si stancavano mai di starmi a sentire.
I ricordi fanno bene ai vecchi ma anche ai giovani.
Certo ora ci sono gli acciacchi fisici e la memoria che si indebolisce, ma la cosa più importante da curare, come sempre, sono le relazioni. Per me è vitale uscire di casa e percorrere le strade del mio quartiere, incontrare tante persone, salutare ed ascoltare, ridere e sorridere ai bambini. Quando torno a casa sono contenta, le mie preoccupazioni, di cui non sono priva, si ridimensionano, la vita mi sorride ancora .
Per aiutare tutti gli anziani a vivere una vecchiaia dignitosa direi, molto sinteticamente, così: favorire per gli anziani situazioni di vita (piccole attività in comune come camminare, cucire, scambiarsi esperienze......per arrivare a progetti più importanti come condomini solidali, università della Terza età.....) che facilitino la possibilità di restare in relazione, perché questo, sicuramente, aiuta ad invecchiare ,sentendosi vivi.( A. M. F. - Alba (CN)
Vecchiaia tempo di riflessione e condivisione
Col decreto del Governo del 10 marzo e con quello immediatamente successivo ci siamo ritrovati in una condizione di segregazione collettiva,mai sperimentata nel corso della nostra vita. La viviamo in modo assai diverso a seconda l’età di ciascuno.
Da persona che sta per compiere ottant’anni, ho vivi i ricordi che genitori e nonni mi hanno trasmesso di tempi duri da loro vissuti. Provo,allo stesso tempo,ad immaginare come vivano questa pandemia ragazzi e giovani cresciuti senza provare i condizionamenti dei tempi lontani. Confesso,allo stesso tempo che, anche alla mia età,non è affatto facile vivere chiuso in casa,anche se confortato dalla presenza di mia moglie Maria e dai legami che mantengo vivi con tante persone.
Dopo aver riflettuto un po’ mi son detto che questo periodo potrebbe essere un tempo provvidenziale per tutti ,ma soprattutto per noi anziani,per ritrovare se stessi, per ripensare la propria vita,dando spazio alla riflessione e alla contemplazione,oltreché alla lettura,all’ascolto della musica e a contatti telefonici,specie con le persone che più soffrono la solitudine.
Innanzitutto la condizione che ci troviamo ad affrontare ci può rendere più attenti a sofferenze ben maggiori delle nostre,specie quando cala l’attenzione mediatica sulle tragedie di questo tempo. mi riferisco,in particolare,alla durissima vita dei migranti,condannati a vivere nella più drammatica incertezza sul loro futuro,assieme alla perdita dei legami con la terra di origine. in questi giorni,la sorte di tante famiglie siriane costrette,a causa della guerra,a fuggire verso un’Europa inospitale,la sento rimossa dall’attenzione,preoccupati come siamo per i rischi che la nostra salute corre. E’ invece questo il momento per accorgerci che c’è al mondo chi sta peggio assai peggio di noi,per prendere coscienza della fragilità che ci accomuna,per risvegliare un doveroso senso di responsabilità a livello globale,per farci vicini in tutti i modi possibili alle persone deprivate di pane,di casa,di affetti …
Quanto alla privazione della Messa domenicale,siamo chiamati a viverla,durante questa Quaresima,come un tempo di digiuno eucaristico e,allo stesso tempo,come opportunità per far spazio alla Scrittura,da meditare quotidianamente,senza fretta. Questo forzato rimanere in casa,per molti di noi,diventa una possibilità per ritrovare il gusto dell’ascoltarsi reciprocamente e per lasciare alla Parola del Signore la possibilità di sedimentarsi nel nostro cuore.
La calamità del coronavirus è anche l’occasione per rimettere ordine nella nostra vita e per riscoprire il valore di quei legami sociali che,nella frenesia consumistica degli ultimi decenni,sono finiti in soffitta,tra le anticaglie coperte di polvere. In tanti ci siamo commossi dinanzi alle tante azioni di solidarietà testimoniate un po’ dovunque da tutti coloro che si stanno facendo vicini agli anziani soli,agli ammalati gravi,alle persone senza fissa dimora, ai soggetti fragili e disorientati. Di qui possiamo ripartire per scoprire che non ci si salva da soli e che l’unica strada praticabile è quella della condivisione fraterna. Solo in questo modo potremo restituire una speranza di futuro a tanti giovani disorientati e già stanchi di vivere.
Proviamo a guardare il cielo dalla finestra di casa, a riascoltare il canto degli uccelli,a riscoprire i colori di quell’arcobaleno che,in tanti,abbiamo esposto sui nostri balconi. Nelle grandi città è bello vedere la gente che si affaccia alle finestre e che fa festa cantando,suonando strumenti musicali,salutandosi tra sconosciuti,respingendo in questo modo la psicosi della reclusione.(G.S. Martina Franca(TA)
Dora- La ricchezza di queste varie testimonianza sulla vecchiaia ,anche in tempo di emergenza coronavirus,ci rincuora. E dire che non si è parlato di Volontariato,dove gli anziani sono in maggioranza: senza la loro presenza intere fasce di popolazione resterebbero senza cure,e senza amore. Ha ben ragione chi pensa che la vecchiaia oggi è una vera risorsa sociale e ancor più Papa Francesco che ha detto :”Invecchia prima chi non ama”.
Voglio concludere con una breve bibliografia ,per chi vuole approfondire, e un augurio cordiale ,per quanti pensano a sorella morte con umiltà, di poter pregare così quando verrà l’ora: “Ora lascia,o Signore, che il tuo servo vada in pace … perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza”.(Lc 2,29-30)
BIBLIOGRAFIA
V. Andreoli - Una certa età- Per una nuova idea di vecchiaia -Solferino,2020
M. Auclair – Per una vecchiaia felice- Cittadella editrice, 1972
M. Augé –Il tempo senza età –La vecchiaia non esiste- Raffaello Cortina ,2014
AA.VV. – Famiglia e gratuità –Vecchi e bambini oggi- Famiglia Aperta , 2000
E. Borgna - Il fiume della vita- Una storia interiore- Feltrinelli,2020
A. Grun - La grande arte di invecchiare – S. Paolo,2009
U. Muratore – Terza età – Un tesoro da gestire in corpo fragile-S.Paolo,2015
I. Nizzola – Aver cura della vita- L’educazione alla prova:la sofferenza,il congedo,il nuovo inizio- Città aperta ed.,2002
I. Nizzola - Condividere la vita- legami,cura,educazione- ed. AVE ,2018
DIALOGO APERTO
E VENNE IL VIRUS
“ Stamattina mi sento addosso la febbre e tanta stanchezza. Mi spiace,ma da stamattina non vengo più neppure da lei … Me ne sto a casa. Non è per cattiveria,creda, ma ho tanta paura …” (L. G. prov. di PV)
Dora- Con questa telefonata alle 7,55 del mattino di giovedì 18 marzo,la mia collaboratrice domestica,vinta dalla paura,mi ha annunciato di rimanere a casa. E dire che si rivolgeva da anni ad una persona come me,di tarda età, che,nonostante un grave handicap motorio,vive da sola … La paura di un virus invisibile e sconosciuto,diventata panico,sconvolge le persone e forse collabora a mietere vittime. Il prof. Limone lo ha rappresentato così,inviando agli amici i suoi versi: condenso il testo qui di seguito.
E venne il virus- Vide gli umani tutti connessi, ultra-liberi, allegri, competitivi, diversamente intelligenti,atletici, turbo-veloci,erotici,ipertecnologici, plutocrati, golosi del potere, funamboli di sangue, assoldatori di bambini soldato, consumatori di pulzelle, adoratori del niente, post-veritativi, ultra-eterni, strilloni delle magnifiche sorti e progressive ,mediocri esecutori, lillipuziani,…
Piccolissimo, invisibile, serafico , il virus li guardò, indossò la corona ed ebbe un sorriso di pietà. Li frantumò con un soffio e: «Bravi!» - disse. «Adesso accovacciatevi. La ricreazione è finita! Tornate nella terra in cui eravate». (10 marzo 2020 )giuseppelimonepersona@gmail.com; www.giuseppelimone.it; www.rivistapersona.it;
AFFIORA IL PENSIERO DELLA MORTE
“Carissima Dora, ti scrivo nel pieno delle polemiche sull’epidemia cinese in atto,che tutti ci preoccupa. Anche se attualmente ,mi pare, si tratti piuttosto d’una sorta di “ terrorismo mediatico”… Secondo me sono venute meno le proporzioni,e,fatti relativamente “minori” hanno un’immensa risonanza mediatica. Personalmente vedo in questo terrore diffuso anche un segno dell’ottundimento del senso del Trascendente. Ciò che vale è solo QUESTA vita e ciò che la minaccia è inaccettabile. L’uomo moderno vorrebbe poter sconfiggere la morte,ma alla fine non vi riesce …. In vista dei miei 90 anni mi pongo con sempre maggiore convinzione nella prospettiva dell’Eterno e spero che il Signore mi aiuti a vivere bene lo scampolo di vita che mi resta …(G.C. Parma-25/2/20)
Dora- Scrivendo questo testo oggi ,21 marzo,mi accorgo della terribile velocità con la quale l’epidemia è divenuta pandemia. Seguo giorno per giorno le statistiche crescenti dei decessi in Italia e nel mondo,e, in primis,In Lombardia con proporzioni molto alte rispetto ai contagiati. In verità c’è ancora psicosi,ma anche sfida: entrambi atteggiamenti di persone che non hanno ancora accettato fino in fondo che in questo mondo “siamo tutti di passaggio”,come ci ripetevano i nostri nonni.
La morte che però oggi si va sperimentando da tanti anziani ,ma anche da tanti meno anziani contagiati, è più che mai un evento di piena solitudine,lontani dal calore della famiglia o degli amici, totalmente affidati a persone sempre più impegnate e sotto stress. Mi tornano, a proposito ,alla mente le parole del grande psichiatra Borgna,nell’ultimo suo libro ,appena uscito da Feltrinelli ,”Il fiume della vita- Una vita interiore”che si rivolge non solo a tutti gli operatori sanitari,ma credo anche a tutti noi che talvolta assistiamo i nostri cari ammalati. ”Certo, se nel fare assistenza non siamo capaci di immedesimarci nella vita interiore dei pazienti,e ci limitiamo ad analizzare e a descrivere i loro comportamenti,se non siamo capaci di intelligenza del cuore,non ci sarà possibile cogliere fino in fondo il senso del dolore e della sofferenza”. Da quanto seguo in TV è grande il numero di medici,infermieri,sacerdoti,volontari che si stanno dedicando a curare … fino a dare la propria vita.
CONTRO LO STRESS I BENEFICI DELLA MEDITAZIONE
“Cara Dora,noi e i nostri ragazzi siamo mortificati dagli stop a ogni uscita di casa, e abbastanza preoccupati di tanta diffusione d’un virus così misterioso ancora …. E tu come stai?..Riesci a vivere senza ansia? ” .( P. e C. T. - Ancona )
DORA- -Se mi seguirete nelle diverse conversazioni a distanza del mio blog vi accorgerete facilmente che sono abbastanza serena. Certo,a guardare la realtà,un po’ d’ansia viene,ma un po’ d’ansia fa bene. Ci tiene vigilanti e attenti. E anche fraternamente disponibili. Troppa ansia però ci depaupera e disorienta soprattutto chi ci è vicino. Il segreto per restare sereni ,secondo me , è affidarsi al Signore con la preghiera. ”Cos ‘ è il coraggio? “ “E’ la paura che ha detto le preghiere”: si condensa in questa frase l’ esperienza vitale che ho scoperto da bambina.
Leggendo Il corriere della sera del 23 /2/20,ho trovato,in fondo alla pag.26, un’informazione interessante, che avvalora quanto vi ho detto. Ve la vi riporto. Uno studio della Scuola IMT alti studi Lucca,pubblicato su Brain and Cognition, attesta come i benefici attribuiti alla meditazione,e cioè la riduzione di ansia e stress,siano accompagnati da cambiamenti nel cervello rivelati con la risonanza magnetica cerebrale. “Sono molto felice dei risultati di questo studio- ha detto David Lynch,regista,Oscar alla carriera,che da anni promuove questa iniziativa - Sto lavorando per aprire in Italia la mia Fondazione con insegnanti che realizzino progetti di meditazione trascendentale per mostrare tutti i benefici tanto nelle scuole che in ambienti di lavoro e gruppi sociali,coinvolgendo più persone possibile”-Mi piace poi qui segnalarvi la preghiera che l’arcivescovo Mario Delpini di Milano ha formulato e che restituisce tanta pace nel cuore:facciamola nostra.
“Benedici,Signore, la nostra terra,le nostre famiglie,le nostre attività. Infondi nei nostri animi e nei nostri ambienti la fiducia e l’impegno per il bene di tutti,l’attenzione a chi è solo,povero,malato.
Benedici,Signore, e infondi fortezza e saggezza in tutti coloro che si dedicano al servizio del bene comune e a tutti noi: le sconfitte non siano motivo di umiliazione o di rassegnazione,le emozioni e le paure non siano motivo di confusione,per reazioni istintive e spaventate.
La tua benedizione paterna ci aiuti ,anche in questo momento ,a vincere la mediocrità, a reagire alla banalità, a vivere la carità, a dimorare nella pace. AMEN"
M’ INTERESSA SOLO L’OPINIONE DI CHI CONOSCO
“Cara Dora,trovo interessante e informato il tuo blog,ma ancora non ho ben capito come spiegarlo ai miei studenti, forse anche perché trovo più coinvolgente il Dialogo aperto con te,piuttosto che il resto.
M’interessano le tue risposte,le citazioni che fai,le segnalazioni dei libri- E mi chiedo: a che serve sentire le opinioni diverse di gente che non conosco e alle quali non posso eventualmente contestare quel che dicono sulla base delle verifiche sui fatti della loro vita?”(S. O. - Genova)
DORA- Caro amico,ti ringrazio perché mi parli sempre con libertà. E con libertà ti rispondo. Per me invece la parte più interessante è proprio la reazione delle persone diverse che conosco, o di quelle che non conosco bene, alle problematiche che propongo. Mi appassiona il risvegliare curiosità,voglia di riflettere e modificare il proprio comportamento. Soprattutto mi allietano le esperienze positive che mettono in comune. Ho proprio bisogno di questi vari punti di riferimento della realtà viva per confrontarla con quella ormai limitata o trasformata dai vari media, che oggi vivo io.
La tua osservazione sulla conoscenza reciproca che facilita la confidenza però è importante e mi fa pensare. Sarebbe molto utile infatti che ognuno dei partecipanti alla conversazione a distanza,prima di scrivermi,trovasse nel suo ambiente di famiglia,di lavoro o di amicizia un qualche interlocutore col quale parlarne. Come fa già qualcuno di noi. Prova anche tu a sperimentare coi tuoi ragazzi questo accorgimento e torna a scrivermi. Grazie.(S. O.- Genova)
IL SENSO DELLA VITA E’ AMARSI
“Cara Dora,trovo molto faticoso e a volte molto frustrante che questa dura emergenza di contagio virus ci costringa a passare in casa ore e giorni interminabili … e ad affrontare con la nuova fragilità della paura relazioni “inevitabili”..Tu certo comprendi cosa voglio dire..”(R.D.P.-Piacenza )
DORA- Carissima Rina, ti comprendo pienamente. E so che c’è un virus ancora più letale del coronavirus, perché uccide le relazioni … Ho letto di recente su Il corriere della sera del 16 marzo u.s. ,nella solita rubrica del giovane scrittore Alessandro D’Avenia , un’analisi di realtà ,scritta con stile impeccabile. Ne ripropongo qui un pezzo per tutti. “Da quanto tempo non affrontiamo ferite,silenzi,bugie, rancori, segreti che ci hanno allontanato da chi abita con noi sotto lo stesso tetto? Adesso,proprio perché non possiamo nasconderci,abbiamo la possibilità di rendere trasparente ciò che era stato oscurato dalle attività esterne quotidiane o opacizzato da ripetitive routine casalinghe. E la verità ritrovata potrà essere arma o cura. Sta a noi poi scegliere … Sapremo far tesoro di questi giorni di verità,anche se difficili,faticosi, a tratti impossibili,come un’occasione irripetibile di verità nelle relazioni fondamentali”.
Voglio concludere con i suggerimenti concreti di papa Francesco nell’intervista che ha dato a Repubblica qualche giorno dopo, col suo garbo comunicativo che tocca immediatamente il cuore:” Dobbiamo tutti ritrovare la concretezza delle piccole cose,le piccole attenzioni per chi ci sta vicino, familiari o amici: un piatto caldo,una carezza, un bacio,( quando si può), una telefonata … Sono questi concreti dettagli quotidiani che fanno sì che la vita abbia un senso e vi sia comunione e comunicazione tra noi … Spesso invece a casa si mangia in un grande silenzio: i genitori guardano la TV e i figli stanno sui telefonini … invece di ascoltarsi reciprocamente … Non sprecate questi giorni difficili.”