STOP parliamone - Il blog di Dora Ciotta


n.50-Alzare lo sguardo[altre sezioni]

n.50 – Alzare lo sguardo

- dalla presentazione di copertina del libro di  Susanna Tamaro: “Alzare lo sguardo -Il diritto di crescere,il dovere di educare”- ed. I solferini- Milano  2019

 

Nel paese dei balocchi in cui viviamo risuona un unico imperativo:”Lascia perdere!”.La memoria e il rigore,l’impegno e l’etica sono fatiche inutili. Le molte realtà straordinarie della scuola e dell’impegno sociale,così come le famiglie,sono costrette a nuotare come salmoni contro la corrente della crisi economica,dell’arroganza al potere,del disprezzo verso i saperi.

Eppure a venire oggi alla ribalta non sono solo bambini-erba,senza forma e senza senso del limite,né solo ragazzi-risacca,trasportati dalle maree di qualche vizio o disagio. Sono anzi i giovani stessi,con l’impegno delle loro battaglie e dei loro ideali,a mostrarci che non tutto è perduto.

Il punto di questa appassionata lettera ad un’insegnante sono le emergenze del tempo presente,ma la forza dell’appello di Susanna Tamaro va ben al di là,ponendo questioni fondamentali per ricomporre la nostra convivenza.

 

Di quale sapere abbiamo bisogno per essere in grado di affrontare la vita? Come tornare a comunicare ai bambini l’amore per le domande e la passione per la ricerca delle risposte? Cosa stanno cercando di dirci i ragazzi che oggi scendono in piazza in difesa del futuro di tutti? Forse al cuore di un nuovo patto possibile tra le generazioni c’è la riscoperta di un concetto rivoluzionario:l’anima. Tornare a nutrirla è la condizione per ricominciare a cambiare il mondo:per una volta, in meglio.

L’anima è l’invisibile spazio interiore in cui si gioca l’estenuante combattimento che ci permette di conquistare la nostra vera libertà. Ma l’anima è come un albero,stenta a crescere senza cure,s’indebolisce,è vulnerabile a un numero infinito di agenti patogeni. Se non si nutre,se non si disseta con acqua fresca,lentamente si atrofizza,si dissecca,lasciando dentro di noi un vuoto che nessun’altra realtà riuscirà mai a colmare” Susanna Tamaro

 

 Dora- Per l’avvio di questa conversazione n.50, come vedete ho riportato la presentazione del libro di Susanna Tamaro ALZARE  LO SGUARDO,appena uscito da I solferini  del Corriere della sera,così come compare sulla copertina. Vi dirò che,appena letto rapidamente il  libro,ho deciso di cambiare il tema che avevo progettato in precedenza,apprezzandone lo stile di scrittura confidenziale e appassionato pur nella visione realistica delle situazioni educative di oggi.

 

 Ho scelto pertanto di partire per la nostra conversazione a distanza proprio dalle tre domande che essa pone: 1-Di quale sapere abbiamo bisogno per essere in grado di affrontare la vita? 2-Come tornare a comunicare ai bambini l’amore per le domande e la passione per la ricerca delle risposte?    3-Cosa stanno cercando di dirci i ragazzi che oggi scendono in piazza in difesa del futuro di tutti?

 

Aggiungo soltanto  ,a tutti gli interessati a partecipare, dopo aver letto questo piccolo e intenso libro della Tamaro ,l’invito a sentirsi corresponsabili di risposte che esprimano ,come al solito non solo le proprie convinzioni,ma le proprie esperienze vissute,non solo opinioni  circa situazioni negative sperimentate oppure osservate ,ma le proprie proposte realizzabili.

Un albero sul pianoro,oltre i calanchi,/un resto d’albero,solo,sbrecciato,/senza chioma,/un graffio nero nell’aria,/un braccio levato contro il cielo,/desiderio d’albero prima di sera,/un uccello lo sfiora,vola oltre./Vuoto d’albero al tramonto,/la notte amica gli darà memoria/dell’intrico dei rami,/del folto che ospitava i nidi,/del vento che sfrugliava nel fogliame?/O forse in questo resto la ferita /e il respiro si compongono in questo/ dormiveglia di radice,e mancanza/ è il mio sostare sulla soglia dove/s’annodano visibile e armonia?”Antonio Preti,poeta salentino

 

 Dora- Quanti abbiamo letto il libro di Susanna Tamaro per partecipare più consapevolmente a questa nostra conversazione a distanza sul tema dell’educazione,ne abbiamo forse anche accettato come condivisibile l’analisi di realtà che solitamente premettiamo all’avvio del nostro conversare. Come al solito peraltro si resta liberi di partire da altre analisi. Urge però, opportunamente  convergere su una definizione del concetto base di educazione per non indurre noi stessi e gli altri in equivoci o divenire complici di strumentalizzazioni superficiali.

 

Citerò due brevi e recenti testi che lasciano intravedere,illuminandola,la complessità del problema educativo da risolvere : il primo di Barbara Leone ( www.studenti.it educazione _ pedagogia_ concetti_ base html) e il secondo tratto da una recensione del teologo Giannino Piana (“Possibile ancora educare oggi?” in Rocca,15/6/ 2017).

 

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Il concetto di educazione coinvolge tutti gli stimoli che ci provengono dal mondo esterno,dalle cure familiari ai contatti col mondo della scuola,dall’incontro occasionale all’apporto dei mezzi di comunicazione. Interessa la crescita fisica e spirituale di ciascuno di noi. Il bambino che nasce porta in sé infinite possibilità,alcune sono comuni a tutti gli uomini,altre sono proprie e specifiche d’ogni individuo. L’educazione è lo sviluppo di tutti gli aspetti della personalità umana,fisici,intellettuali,affettivi e del carattere ….. Il concetto d’educazione è più ampio di quello di istruzione …..L’educazione impegna tutta la vita e tutti noi,anche se non ne prendiamo coscienza. Possiamo sempre crescere,perfezionarci in qualche aspetto della nostra personalità. Ognuno di noi può essere educatore,col suo comportamento,con una parola,un gesto,la sola presenza. Barbara Leone

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“Punto di partenza della riflessione del sociologo Garelli è la definizione del concetto di educazione,la quale non può ridursi a mera informazione,ma presuppone la centralità della relazione interpersonale attraverso la quale si sviluppa la crescita della persona. La proposta educativa è infatti rivolta a un soggetto dotato di libertà,che va aiutato a tirar fuori (educazione viene dal latino educere ,estrarre,tirar fuori) le potenzialità nascoste in un confronto positivo con chi è chiamato ad educarlo.

Tutto questo risulta ai nostri giorni particolarmente difficile da realizzare per la presenza di una serie di fattori,sia di carattere culturale che strutturale. L’esistenza di agenzie educative nuove e di forte impatto sulle coscienze (si pensi in particolare alla rivoluzione digitale),lo scarso impegno espresso dalle istituzioni pubbliche nei confronti della famiglia e della scuola, e l’avanzare di una forma di relativismo culturale ed etico, che rende problematica l’offerta di una solida proposta formativa,sono altrettanti elementi che denunciano una situazione di disagio da non sottovalutare …..”Giannino Piana

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Dora- Sullo sfondo di queste schegge di luce apro la nostra conversazione disponendomi a riascoltare attentamente opinioni ed esperienze nello scambio a distanza. Non prima però di segnalare l’importante sottolineatura che ho letto nel manifesto dell’intergruppo parlamentare per il Bene comune (Corriere della sera del 14 agosto 2019),e cioè: ”Occorre puntare al superamento di una visione soltanto cognitiva dell’apprendimento scolastico e far leva sull’educazione delle persone e sulla consapevolezza dei ragazzi.”

 L’educazione rappresenta infatti la sfida centrale anche per il mondo produttivo. Un tema sul quale occorrerà tornare nei nostri blog del 2020.

 

 

1-Quale sapere serve per affrontare la vita?

 

G.C. Parma- E’ certo necessario avere adeguate conoscenze in ambito tecnologico e scientifico, a condizione ,tuttavia, di non assolutizzarlo. Ed è questo il rischio che corrono le società industriali avanzate e,nella loro scia,popoli,come quelli cinese e indiano,che pure avevano in passato coltivato una diffusa e radicata cultura sapienziale. Accanto,e non necessariamente in contraddizione,vi è quel sapere che potremmo chiamare,in senso lato,umanistico, e che pone  al centro della sua attenzione l’uomo e non le cose.

Il rischio che,trainati dalla dominante cultura dell’Occidente tecnologico,corrono i popoli che aspirano a raggiungere il modello euro nordamericano, è quello d’identificare il progresso con la semplice crescita delle risorse e un conseguente migliore tenore di vita materiale. Uscire dalla povertà è doveroso,non per iniziare una corsa ai consumi destinata a non finire mai,ma piuttosto per essere disponibili,una volta liberati dalle pure esigenze materiali,alla ricerca della buona vita autenticamente umana,che pone al suo centro il primato dell’uomo e non quello delle cose,così da poter cogliere appieno il senso della vita.

Ancora una volta si tratta di recuperare la centralità della persona contro il presunto,ma spesso reale,primato dell’efficienza,del profitto,del consumo.

 

R.P. (prov.di Pv.) -  Secondo me il sapere più importante da dare ai bambini e ai ragazzi è quello della fiducia in se stessi,negli altri,nella vita. Così si può crescere e far crescere. Lo dico in base alla mia esperienza scolastica. Dopo gli anni della scuola d’infanzia che ricordo con piacere,non posso dire lo stesso per gli anni della scuola elementare e media,dove spesso si passa più tempo che in famiglia . Più fortunata sono stata negli anni della scuola secondaria,dove ho potuto prendere coscienza delle mie capacità e orientarmi alla scelta dell’informatica come mio lavoro. Sono stata fortunata anche in famiglia,dove la mia sorella maggiore mi ha sostenuta molto.

 

In genere però i genitori di oggi si occupano molto poco di educazione dei figli,forse per i tanti problemi che devono affrontare, e,soprattutto,non fanno mai autocritica sul tempo che dedicano ai figli,preferendo avvalersi di semplificazioni ingannevoli,come TV e Tablet.

 

L.G. (prov.di Pv.) -  Dalle scuole che ho frequentato (elementari e medie) non ho riportato un gran che per affrontare la vita. Ora capisco che venivo un po’ sottovalutata e messa in disparte …..Quando tornavo a casa  i miei genitori mi chiedevano se ero stata attenta e se avevo avuto buoni risultati. E io sentivo che di volta in volta perdevano fiducia in quello che raccontavo. E questo mi faceva molto soffrire. Poi hanno cominciato a domandare agli altri genitori come andava coi loro figli. C’erano in giro molte lamentele. Gli insegnanti spiegavano poco..

La scuola mi è servita quasi niente per affrontare la vita. Avrei avuto bisogno di insegnanti che mi sapessero capire,che mi volessero ascoltare,che mi aiutassero a scoprire le mie capacità. Ma nessuno s’impegnò con me. Ho iniziato però presto a lavorare come domestica,un lavoro che mi piace molto.  Oggi non mi sento più sottovalutata. Dopo tanti anni di mio lavoro ho imparato tante cose e incontrato tante persone,utili alla mia maturazione umana oltre che lavorativa.

Ai genitori di oggi,così occupati dal lavoro o così sofferenti per mancanza di lavoro,dico di riunirsi in associazioni per imparare e aiutarsi a vicenda ,e soprattutto di mandare almeno i loro figli nei vari centri e associazioni del loro territorio,per scoprire di poter essere ascoltati,accettati e amati.

 

F. F. - Alba (CN)-“L'anima è come un albero, stenta a crescere senza cura”

Non ho ancora letto il libro di Susanna Tamaro, ma credo che questa frase ne racchiuda il contenuto essenziale. L'albero è, per me, l'immagine della natura e la società contadina è l'ambiente ideale dove questa può giungere al pieno sviluppo. Il contadino sa che se il seme che pianterà non è stato accuratamente selezionato, se il terreno in cui verrà sepolto non adeguatamente preparato, se non vi dedicherà le cure necessarie per renderlo accogliente e garantire il germoglio e la maturazione, lui non potrà raccogliere il necessario per continuare a vivere. Per questo il contadino saggio, non l'imprenditore agricolo, rispetta la natura: non intensifica il raccolto, seleziona quanto necessario per la futura seminagione, cerca di riparare l'habitat da ogni possibile problema, non si tutela con sostanze chimiche, ma inventa difese naturali. Rispettando tempi e necessità dello sviluppo vegetale ed animale, il contadino collabora a costruire un ambiente che lo aiuta a dar senso alla propria vita .

È questo il sapere che, oggi, l'uomo deve recuperare conciliandolo con lo sviluppo scientifico e tecnologico.

La stessa attenzione che il contadino pone nel far crescere il seme va adottata nell'educazione dei figli. Non è un'impresa facile. Scoperte scientifiche e applicazioni tecnologiche hanno condotto l'essere umano a credersi onnipotente (fortunatamente restano insoluti i problemi dell'invecchiamento e della morte) e a fargli credere che sia possibile vivere facendo a meno dei sentimenti: l'amore, la relazione, la condivisione, l'insicurezza nel futuro che ti rende umile e attento, l'amicizia......

 

R.S.-Roma-  Leggendo il libro di Susanna Tamaro si riscopre il concetto rivoluzionario dell'esistenza dell'anima. nella mia vita professionale,come insegnante di disegno e storia dell'arte negli istituti superiori,la scoperta dell'esistenza dell'anima e del dono di sè,l'ho sempre verificata. senza anima non si apprende niente:ogni sapere resta in superficie,non viene assimilato.Il dovere di educare è un lavoro difficile,immane a volte,ma affascinante.

Fondamentale è l'empatia nel rapporto allievo-docente .Ho avuto il privilegio di insegnare Arte.L'Arte aiutaad alzare lo sguardo,ad entrare in un mondo di passione per il bello,per la creatività.Parlo di privilegio,perchè,curiosamente,nella terra del bel paese,l'Arte,la cui bellezza arricchisce l'anima appunto,è considerata secondaria rispetto ad altri saperi,quelli utili,ma poi scopriamo dall'analisi l test dell'INVALSI (che serve a capire il grado di preparazione degli studenti ),addirittura l'incapacità diffusa in  un'ampia fascia di giovani a capire un testo scritto! E nelle classi elementari e asili,si vorrebbero mettere,per legge,telecamere nascoste per proteggere i piccoli dalla violenza dei maestri...Sembra un mondo alla rovescia!

 

P. C.- (prov. di Pv.) -   Per essere in grado di affrontare la vita abbiamo bisogno della capacità di discernimento che,secondo me,è saper vedere e capire la situazione che abbiamo di fronte,attraverso un’analisi attenta,frutto di allenamento giornaliero. Occorre poi una valutazione dei fatti,obiettiva,non di parte,non pregiudiziale,per arrivare ad azioni finalizzate al “bene comune”.

Non credo però che i miei educatori e i miei insegnanti me l’abbiano inculcata a suo tempo. La vado scoprendo lentamente,attraverso tutte le sofferenze della mia vita.

 

La scuola serve alla vita anche e soprattutto se cambia metodo di lavoro. Lo ha ricordato Beppe Severgnini nella sua rubrica Italians del Corriere della sera del 12/6/14,citando il pensiero di Laslo Bock,direttore del personale Google.”Per la società non basta la capacità di capire, e cioè il quoziente d’intelligenza,ma occorre la capacità d’imparare. L’abilità di trattare informazioni a volo,e combinarle. E,in più,occorre la capacità di leadership,e cioè,se lavori in gruppo sei capace di farti avanti e condurre tu. E anche,quando è necessario,se sai tirarti indietro e lasciar condurre gli altri. Insomma responsabilità e umiltà insieme.”


 

G. F. S. - Martina Franca (Ta)- Ho sofferto anch’io, come Susanna Tamaro, il mal di scuola e mi ritrovo molto nelle sue sagge riflessioni. Il girovagare per tante scuole, a causa del lavoro di mio padre, mi ha provocato un insieme di disagi, privando la mia scolarizzazione di radicamento.

Di tante nozioni imparate pappagallescamente non è rimasta traccia nella mia memoria. È stato assai più decisivo l’aver scoperto, da ragazzino, che papà, pur con poca istruzione scolastica, amava la lettura. Il suo esempio mi ha spinto a leggere, per la prima volta  “I promessi sposi” all’età di 11 anni e, da allora, la passione per la lettura e la scrittura non mi ha più abbandonato.

Gli insegnanti che ho più ammirato, negli anni in cui ho frequentato a Roma il liceo Virgilio, sono stati quelli che si interessavano sul serio a ciascuno di noi, che ci hanno educato a pensare con la nostra testa, a porci delle domande, che ci hanno trasmesso il loro “incantamento” per la cultura sedimentata nel corso della storia umana.

In mezzo ai guasti prodotti dalle riforme scolastiche degli ultimi decenni, incontro ovunque insegnanti stupendi che non si sono arresi, che scelgono di dare il meglio di sé nelle scuole delle periferie urbane, che mettono al centro della loro professione quell’impegno educativo che tanto sta a cuore alla Tamaro.

 

 

2- Come  suscitare oggi la passione della ricerca?

 

M.C. - Bari – “Come tornare a comunicare l’amore delle domande  e la passione della ricerca delle risposte”? Sono un’insegnante e so che ,per incentivare le domande dei bambini,c’è un solo modo: ascoltarli davvero. Ma,per comunicare la voglia di cercare risposte adeguate,occorre condividere sinceramente con loro il percorso della ricerca. Posso dire che nella mia esperienza scolastica ho incontrato insegnanti preparati e meno preparati,ma tutti,in modo diverso,mi hanno comunicato la voglia di studiare.

 

G.C. – Parma- Non credo vi sia bisogno di coltivare,come in una sorta di serra,le domande.  I bambini,fin dai primi anni,se le pongono in continuazione,talora mettendo in crisi i genitori,i familiari,gli educatori,che forse queste domande non si erano mai poste … Qual’ è il bimbo che non ha mai domandato se esiste,dopo la morte un mondo altro? Chi non ha mai chiesto dove vanno i morti? (il nonno,lo zio,l’amichetto)… Chi non ha mai domandato ai genitori perché non si deve fare questo o quello? I bambini sono una infinita riserva di domande,spesso ripetute molte volte … : ma  gli adulti a volte le eludono,essendo incapaci di cogliere il senso della vita.

In questo senso le domande dei bambini rappresentano una forte sollecitazione a guardare in profondità in se stessi e nel proprio vissuto.

 

F. F.- Alba(CN)- Bisognerà cercare un modo per aiutare i bambini a porsi  le domande di fondo del vivere umano. Leopardi le ha poste in versi. Perché non è possibile ripercorrerle? Forse potremmo aiutarli con l'esempio di una vita essenziale, dove la relazione è più importante del successo, l'amicizia più accattivante del cellulare, l'impegno, anche scarsamente retribuito, più soddisfacente del guadagno facile.

Mi è difficile proporre esperienze strutturate di come sia possibile trasmettere il modo di vivere che ho appena auspicato e del quale sono profondamente convinto. Mi accontento di cercare di metterlo in pratica  nella mia vita quotidiana.

 

P. C. - prov. di PV. - A mio parere,affinché per un bambino oggigiorno sia piacevole fare una domanda e aspettare una risposta,non dobbiamo far mancare innanzitutto il dono di una parte del nostro tempo,espressa nell’ascolto e nella capacità empatica di leggere e capire il suo bisogno. Solo così la curiosità del bambino sarà soddisfatta e si esprimerà con piccoli atti di gratitudine. Le sue “mappe cognitive” si consolideranno non solo a livello d’impulso ma a livello di espressione emotiva. E poi,da adulto,nella costruzione di sentimenti veramente umani.

 

A.M. F.  –Alba(CN)- Mi sono chiesta in quale momento della vita ho cominciato a guardarmi dentro e a scoprire la ricchezza dell'anima, che io chiamo vita interiore, di cui ho cercato di prendermi cura. Mi è venuta in mente la lettura di un libro (fatta molto tempo fa) che indicava i tre passi dell'uomo spirituale di oggi, uno dei libri che non ho più dimenticato. I tre passi erano: dall'isolamento alla solitudine, dall'ostilità all'ospitalità, dall'illusione alla preghiera. Ancora oggi considero questa una buona traccia, visto che il cammino non finisce mai, per nutrire la propria anima e creare le condizioni per ricominciare a cambiare il mondo, che è sempre meno umano.

La solitudine non è appartarsi concentrati sul telefonino, quello è isolamento; non è neppure trovare rifugio in esperienze che ci distraggono dal pensare, dall'immaginare e dal riflettere. I momenti di solitudine mi hanno aiutata a ricuperare i valori della riflessione e della solidarietà, a rinnovare la speranza di costruire qualcosa di bello e di buono, a consapevolizzare che la gioia più grande è stabilire una comunicazione con chi incontri, una comunicazione fatta di parole, ma forse ancor più di sguardi, di ascolto, di silenzi e di gesti.......

Non amo la comunicazione digitale, la trovo frettolosa e superficiale. Una comunicazione profonda mi aiuta a trovare la pace del cuore e mi prepara alla cura di chi incontro, sia in famiglia che nell'ambiante in cui vivo, mi permette veramente di cercare di passare dall'ostilità all'ospitalità.

Tutto questo mi spinge ancora verso obiettivi che possono sembrare utopici, ma che credo indispensabili per indirizzare la mia vita, sperando di essere riuscita a passare dall'illusione alla preghiera.Per 40 anni ho vissuto  assieme a tanti bambini come insegnante elementare .  

 

L’alleanza educativa è in crisi ai giorni nostri. Si è rotta … E’ necessario invece promuovere l’armonia, il dialogo e la collaborazione tra le diverse forze educative. Il ruolo dei genitori è insostituibile, solo loro possono compensare alcuni errori. Tuttavia, a volte essi sono paralizzati dalla paura del fallimento, data la complessità della vita moderna e dalle nuove esigenze dei loro figli.  La Chiesa è chiamata ad accompagnare la missione educativa dei genitori, soprattutto alla luce della Parola di Dio, che fonda la famiglia sull’amore. Gesù stesso ha ricevuto l’educazione familiare, che lo ha aiutato a crescere in età, sapienza e grazia … È tempo per i padri e le madri di tornare dal loro esilio – essi si sono esiliati dall’educazione dei figli – e che si coinvolgano pienamente nell’educazione dei loro figli.” Papa Francesco nell’udienza generale del 10 dic.2019

 

 

3-Le piazze dei giovani cosa ci dicono?

G.C. – Parma- Ci ricordano quello che spesso dimentichiamo, e cioè che la Terra è finita e limitata, che l’Uomo ha il diritto-dovere di coltivarla,non di sfruttarla e deformarla; che il domani potrà essere sicuro solo se già oggi metteremo in essere gli atti necessari per evitare il finale degrado del pianeta. Questi giovani,appunto perché tal,si impegnano per un futuro,anche lontano,che gli adulti fanno finta di dimenticare,presi come sono dalle urgenze della vita quotidiana.

La desertificazione del pianeta terra non è un’inesorabile fatalità alla quale rassegnarsi ,ma un evento -già oggi previsto dalla scienza- che è possibile,o  accettare supinamente come inevitabile,o scongiurare con comportamenti individuali e collettivi, che non sacrifichino le generazioni future in nome dello smisurato soddisfacimento dei desideri,o delle pretese,della generazione presente.

 

R.S. -Roma - Come sempre,la mia speranza è nei giovani: abbiamo davvero  bisogno di nuovi profeti,che abbiano una visione del mondo,nuova,e la forza di reagire.

Trovo molto interessante perciò il movimento che si sta creando intorno a Greta Tumberg ,che da sola riesce a muovere l'opinione pubblica più di potenti politici,troppo coinvolti in interessi economici per mettersi in gioco.

E guardo con attenzione il movimento delle SARDINE,spontaneo,senza un vero e proprio leader dichiarato. Il messaggio di questo movimento è in costruzione,tra giovani che hanno un loro rappresentate in Santori e persone che hanno diverse età ma vogliono un cambiamento pacifico. Non era cosi nel 68 della mia generazione:  si voleva la discontinuità con il passato usando anche la violenza.

 

L.G. (prov.di Pv.) -  Tutti quei ragazzi (e son migliaia!) che si riuniscono in piazza ,o con Greta, per salvare il pianeta,o come Sardine,per dire basta all’odio e alle calunnie nella politica,secondo me hanno bisogno di essere ascoltati e dobbiamo ascoltarli davvero,perché dicono cose sacrosante.

 

R.P. -(prov.di Pv.) - I ragazzi di oggi,scendendo in piazza a migliaia e migliaia mi sembra vogliano attirare l’attenzione di tutti noi sui grandi problemi comuni,che uniscano e non dividano persone di appartenenze diverse,ma unite sui grandi ideali dell’umanità: rispetto per il prossimo,persone e ambiente,riscoperta dei valori spirituali,solidarietà,libertà,uguaglianza,amore. Ci vogliono dire:non possiamo vivere, e tanto meno crescere, in questo clima d’intolleranza e di odio.

 

 

 

 

 

 

 

P. C.- (prov. di PV)-   I ragazzi che scendono in piazza a favore del futuro di tutti noi hanno una grande capacità di “fare comunione”. E questa capacità si è abbastanza persa in noi adulti,che sempre più incarniamo (non tutti s’intende) forte individualismo e grande prevaricazione. Il coraggio di questi giovani scuota veramente la polvere dei nostri calzari.

 

G. F. S. - Martina Franca (Ta)- I ragazzi che, un pò dovunque, lanciano il loro grido di allarme, di fronte ai rischi mortali che corre il nostro pianeta, stanno provando a svegliarci dal nostro torpore ed a restituirci una speranza di futuro.

Pur avendo sperimentato sulla loro pelle che gli adulti, presi dal demone della fretta e dalla seduzione consumistica, si rivelano incapaci di mettersi in ascolto delle loro domande esigenti, hanno saputo elevare il livello della loro sfida, dandogli un respiro mondiale e utilizzando linguaggi e forme di pressione inediti.

Essi stanno richiamando le generazioni precedenti alla loro a quella responsabilità cui sembrano aver abdicato. Questi ragazzi ci invitano a riproporci le domande cruciali del nostro stare al mondo, a rimetterci in ascolto, a rieducarci, assieme a loro, a nuovi stili di produzione, di consumo, di relazione, di cooperazione, vincendo le paure e gli egoismi che ci stanno trasmettendo tanti cattivi maestri della politica

 

 

G. F. S. - Martina Franca (Ta)- I ragazzi che, un pò dovunque, lanciano il loro grido di allarme, di fronte ai rischi mortali che corre il nostro pianeta, stanno provando a svegliarci dal nostro torpore ed a restituirci una speranza di futuro.

Pur avendo sperimentato sulla loro pelle che gli adulti, presi dal demone della fretta e dalla seduzione consumistica, si rivelano incapaci di mettersi in ascolto delle loro domande esigenti, hanno saputo elevare il livello della loro sfida, dandogli un respiro mondiale e utilizzando linguaggi e forme di pressione inediti.

Essi stanno richiamando le generazioni precedenti alla loro a quella responsabilità cui sembrano aver abdicato. Questi ragazzi ci invitano a riproporci le domande cruciali del nostro stare al mondo, a rimetterci in ascolto, a rieducarci, assieme a loro, a nuovi stili di produzione, di consumo, di relazione, di cooperazione, vincendo le paure e gli egoismi che ci stanno trasmettendo tanti cattivi maestri della politica odierna.

 

 

Dora- Concludo questa interessante conversazione, nella quale ognuno ha rivelato passione educativa per la propria maturazione e per l’educazione dei ragazzi,sulla scia di Susanna Tamaro, segnalando con gioia che la città di Milano di recente ha avviato il suo progetto urbano  di foresta urbana (”Foresta Mi”), che prevede vengano piantati 3 milioni di nuovi alberi  entro il 2030 in città.

 

Bello e simbolico questo progetto, molto legato allo sviluppo della vita, e quindi delle nuove generazioni. “Il futuro ha bisogno di radici”, è stato scritto in occasione della giornata mondiale degli alberi,il 21 novembre u. s. –Già Papa Francesco aveva invitato i giovani ad essere “giovani con radici” nella sua Esortazione apostolica “Christus  vivit “(EDB Bologna, 2019)…”perché è impossibile che uno cresca se non ha radici forti che lo aiutino a stare  in piedi,ben attaccato alla terra. E’ facile volar via, quando non si sa dove attaccarsi,dove fissarsi.” Giacché “ L’ uomo non può vivere senza speranza, e l’educazione è generatrice di speranza. Infatti l’educazione è un far nascere,è un far crescere,si colloca nella dinamica della vita”.

 

E nella Speranza di frutti vogliamo ricominciare l’anno nuovo del nostro blog: il 6°.

 

 

DIALOGO APERTO

 

G.V. – Genova – Torno a scriverle-avrà capito che sono una “testa dura”- perché le sue risposte mi fanno riflettere ….Le dirò  che non sopporto l’indifferenza con la quale si va  spesso a  sposarsi, senza alcuna voglia di sacrificarsi,e poi molto spesso a separarsi …. Mi domando se ne vale la pena,anche in termini economici …”

Dora – Lei dice indifferenza,ma forse intende leggerezza o forse freddo calcolo,talvolta forse ipocrisia …. Sposarsi,perché? ,dice lei,quando non si ama davvero e quindi non si è  disposti anche a sacrificarsi per amore? E naturalmente pensa soprattutto alle… donne.. o sbaglio? Torno a risponderle,anche perché penso che lei non sia una testa dura ma piuttosto una testa inquieta. E’ cosa saggia riflettere sulla propria vita e anche soffrire, per capire come uscire dalla rigidità oscura di tanti stereotipi e conformismi deludenti. Lo spazio di un blog è troppo piccolo però per dare risposte esaurienti,anche se vi fossero. Risposte un po’ provocanti di nuove riflessioni è possibile. Ci provo.

Le citerò una notizia che ho letta su IO DONNA del 21/1/2011- Barbara Stefanelli segnala che sul “New York Times” è comparsa la classifica dei 10 articoli più letti nell’anno .Ha vinto il Me-Mariage,il breve trattato sul matrimonio proposto non come territorio recintato dai sacrifici (per il coniuge,i figli,i suoceri),ma come giardino di opportunità dove coltivare la crescita personale. Così pure la copertina scelta da Der Spiegel per salutare il nuovo anno ,e dedicata al matrimonio: Ewige Liebe,amore eterno. Chi sa accettare l’imperfezione, chi sa vivere senza sovrapporre un ideale statico alla persona mobile e incompleta che ha accanto,avrà lunga vita condivisa.

 

C.N. – Reggio Emilia – Cara Dora,grazie per quanto hai scritto per noi sulle liturgie sul tuo blog,e grazie per questo tuo nuovo impegno,certo non facile,ma prezioso. Con mio marito ora stiamo vivendo un tempo assai duro per la nostra fede,sia perché abbiamo i nostri figli lontani,sia perché la salute ci sta abbandonando a poco a poco. E più stiamo male e meno riusciamo a pregare come prima..Cosa puoi dirci tu?....”

 

Dora- Carissimi amici,innanzitutto vi abbraccio da lontano senza parole,offrendovi , come segno di condivisione profonda, una poesia fiorita nel mondo orientale. E poi lasciate che vi dica che è normale essere provati nella fede (lo è stato anche Gesù), e che, è proprio con la prova che si avanza nella fede

Perché?

Come gli alberi che chiedono/sulla cima la luce/ e la negano/alla radice,

perché/ anch’io vivo/ cercando Dio con le parole/ respingendolo dall’anima?  Kikuo Takano

Vi ripeterò quanto suggeriva Louis Evely,del quale la CE di Assisi  ha pubblicato in passato vari libri di spiritualità: ”La fede è un intreccio di luce e di tenebra:possiede abbastanza splendore per ammettere,abbastanza oscurità per rifiutare,abbastanza ragioni per obiettare,abbastanza speranze per contrastare la disperazione,abbastanza amore per tollerare solitudine e mortificazioni. Se non avete che luce,vi limitate all’evidenza; se non avete che oscurità, siete immersi nell’ignoto. Soltanto la fede ci  fa avanzare.”

“Credere è avanzare”.”Credere è  rischiare -come ha scritto il card. Ravasi -considerando la notte come un orizzonte necessario per far fiorire l’alba”. E dunque,cari amici,perseveriamo nella fede.

 

A.P. – Milano – “ Cara Dora,ieri a Milano una giornata entusiasmante.600 sindaci con la fascia tricolore,arrivati da tutta Italia con alcune migliaia di altri cittadini di tutte le età,hanno manifestato alla Senatrice Segre ,così umiliata nel Parlamento italiano e soprattutto nei social,l’apprezzamento e la solidarietà che di fatto meritava.

“Saremo noi sindaci la tua scorta,Liliana” ha detto il sindaco Sala. L’avrai visto alla Tv il nostro corteo contro l’odio e il razzismo: che spettacolo!Finalmente mi son sentita orgogliosa e felice di essere italiana..”

 

Dora-  Cara Anna, anch’ io felice di tanta concordanza di gioia espressa dai vari media. Milano va veloce e riesce a far passare dall’indifferenza all’entusiasmo …. Io però non ho visto lo spettacolo televisivo. Mi sono informata coi giornali, e conto di acquistare il libro di Enrico Mentana e Liliana Segre,uscito di recente da Rizzoli (parte dei proventi all’Opera San Francesco per i poveri):"La memoria rende liberi".M’interessa molto conoscere meglio questa donna straordinaria che a 90 anni continua a essere coraggiosa testimone della Shoah e attiva protagonista della politica più alta.

Immagine del presepio di argilla costruito l’anno scorso in piazza S. Pietro a Roma – La fragilità del materiale e l’oscurità della visione ci inducono a riflettere: la nostra fede non è un vedere chiaro tutto,ma  un camminare nel buio,non è contare sulle proprie forze ma fidarsi e affidarsi alla Parola di Dio,o meglio,al Dio che ci ha parlato e amato . Buon Natale e Buon 2020 di fede!     Dora

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

                                                       

 

 

 

 

 

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