n.34- Matrimonio progetto personale
dall’intervista col titolo:”Le emozioni passano, i sentimenti vanno coltivati” di Raffaella De Sanctis al grande sociologo polacco Zygmunt Bauman ,morto l’anno scorso, in Repubblica ,20 novembre 2012
“Amarsi e rimanere insieme tutta la vita. Un tempo,qualche generazione fa,non solo era possibile,ma era la norma. Oggi,invece,è diventato una rarità,una scelta invidiabile o folle,a seconda dei punti di vista”. Zygmunt Bauman sull’argomento è tornato più volte (lo fa anche nel suo ultimo libro “Cose che abbiamo in comune”,pubblicato da Laterza).I suoi lavori sono ricchi di considerazioni sul modo di vivere le relazioni:oggi siamo esposti a mille tentazioni e rimanere fedeli certo non è più scontato,ma diventa una maniera per sottrarre almeno i sentimenti al dissipamento rapido del consumo. Amore liquido,uscito nel 2003,partiva proprio da qui,dalla nostra lacerazione tra la voglia di provare nuove emozioni e il bisogno di un amore autentico.
Cos’è che ci spinge a cercare sempre nuove storie?-
“Il bisogno di amare e di essere amati,in una continua ricerca di appagamento,senza essere mai sicuri di essere stati soddisfatti abbastanza. L’amore liquido è proprio questo:un amore diviso tra il desiderio di emozioni e la paura del legame”.
Siamo dunque condannati a vivere relazioni brevi o all’infedeltà?-
“Nessuno è “condannato”.Di fronte a diverse possibilità a noi scegliere. Alcune scelte sono più facili e altre più rischiose. Quelle apparentemente meno impegnative sono più semplici rispetto a quelle che richiedono sforzo e sacrificio.”
Eppure lei ha vissuto un amore duraturo,quello con sua moglie Janina,scomparsa due anni fa.
“L’amore non è un oggetto preconfezionato e pronto per l’uso. E’ affidato alle nostre cure,ha bisogno di un impegno costante,di essere ri-generato,ri-creato e resuscitato ogni giorno. Mi creda,l’amore ripaga quest’attenzione meravigliosamente. Per quanto mi riguarda (e spero sia stato così anche per Janina) posso dirle:come il vino,il sapore del nostro amore è migliorato negli anni.”
Oggi viviamo più relazioni nell’arco di una vita. Siamo più liberi o siamo più impauriti?
“Libertà e sicurezza sono valori entrambi necessari,ma sono in conflitto tra loro. Il prezzo da pagare per una maggiore sicurezza è una minore libertà e il prezzo di una maggiore libertà è una minore sicurezza. La maggior parte delle persone cerca di trovare un equilibrio,quasi sempre invano”.
Lei è invecchiato insieme a sua moglie:come avete affrontato la noia della quotidianità?Invecchiare insieme non le sembra sia diventato fuori moda?
“E’ la prospettiva dell’invecchiare ad essere fuori moda,identificata com’è con una diminuzione delle possibilità di scelta e con l’assenza di “novità”.Quella “novità” che in una società di consumatori è stata elevata al più alto grado della gerarchia dei valori e considerata la chiave della felicità. Tendiamo a non tollerare la routine,perché fin dall’infanzia siamo stati abituati a rincorrere oggetti “usa e getta”,da rimpiazzare velocemente. Non conosciamo più la gioia delle cose durevoli,frutto dello sforzo e di un lavoro scrupoloso.”
Abbiamo finito per trasformare i sentimenti in merci. Come possiamo ridare all’altro la sua unicità?
“Il mercato ha fiutato nel nostro bisogno disperato di amore l’opportunità di enormi profitti.E ci alletta con la promessa di poter aver tutto senza fatica:soddisfazione senza lavoro,guadagno senza sacrificio,risultati senza sforzo,conoscenza senza un processo di apprendimento. L’amore richiede tempo ed energia. Ma oggi,ascoltare chi amiamo,dedicare il nostro tempo ad aiutare l’altro nei momenti difficili,andare incontro ai suoi bisogni e desideri più che ai nostri,è diventato superfluo:comprare regali in un negozio è più che sufficiente a ricompensare la nostra mancanza di compassione,amicizia e attenzione. Ma possiamo comprare tutto,non l’amore.Non troveremo l’amore in un negozio. L’amore è una fabbrica che lavora senza sosta,ventiquattro ore al giorno e sette giorni alla settimana”.
Forse accumuliamo relazioni per evitare i rischi dell’amore,come se la “quantità”ci rendesse immuni dall’esclusività dolorosa dei rapporti.
“E’ così. Quando ciò che ci circonda diventa incerto,l’illusione di avere tante “seconde scelte”,che ci ricompensino dalla sofferenza della precarietà è invitante. Muoversi da un luogo all’altro (più promettente perché ancora non sperimentato)) sembra più facile e allettante che impegnarsi in un lungo sforzo di riparazione delle imperfezioni della dimora abituale per trasformarla in una vera e propria casa e non solo in un posto in cui vivere. “L’amore esclusivo” non è quasi mai esente da dolori e problemi -ma la gioia è nello sforzo comune per superarli”.
Nel ’68 si diceva:”Vogliamo tutto e subito”.Il nostro desiderio di appagamento immediato è anche figlio di quella stagione?
Il 1968 potrebbe essere stato un punto d’inizio,ma la nostra dedizione alla gratificazione istantanea e senza legami è il prodotto del mercato,che ha saputo capitalizzare la nostra attitudine a vivere il presente”.
I “legami umani” in un mondo che consuma tutto sono un intralcio?
“Sono stati sostituiti dalle “connessioni”.Mentre i legami richiedono impegno,”connettere” e “disconnettere” è un gioco da bambini. Su Facebook si possono avere centinaia di amici muovendo un dito:farsi degli amici offline è più complicato. Ciò che si guadagna in quantità si perde in qualità. Ciò che si guadagna in facilità (scambiata per libertà) si perde in sicurezza”.
Lei e Janine avete mai attraversato una crisi?
“Come potrebbe essere diversamente?Ma,fin dall’inizio abbiamo deciso che lo stare insieme,anche se difficile,è incomparabilmente meglio della sua alternativa. Una volta presa questa decisione,si guarda anche alla più terribile crisi coniugale come a una sfida da affrontare. L’esatto contrario della dichiarazione meno rischiosa:”Viviamo insieme e vediamo come va …”.In questo caso,anche un’incomprensione prende la dimensione di una catastrofe seguita dalla tentazione di porre fine alla storia,abbandonare l’oggetto difettoso,cercare soddisfazione da un’altra parte”.
Il vostro è stato un amore a prima vista?
“Si,le feci subito una proposta di matrimonio e,nove giorni dopo il nostro primo incontro,lei accettò. Ma c’è voluto molto di più per far durare il nostro amore e farlo crescere per 62 anni …”
“La relazione interpersonale è quella che permette all’io e al tu di diventare persone insieme uscendo ciascuno dalla propria individualità … Il rapporto dell’io con il tu è l’amore,con il quale in qualche modo il mio amore si decentra e vive nell’altro. L’amore
non si aggiunge alla persona come un lusso ma senza di esso la persona non esiste più” . (Emmanuel Mounier)
DORA- Ho voluto riportare quasi per intero il testo di questa bella intervista al notissimo sociologo e filosofo ( di origini ebraiche in esilio nel Regno Unito) Zygmunt Bauman ,per mettere a fuoco il problema della realtà del Matrimonio che appare così fuori moda oggi,per la nostra conversazione a distanza n.34 .
Suggerisco le seguenti linee tematiche per gli interventi, in consonanza col titolo del nostro confronto.
1-Con quali argomenti possiamo sostenere oggi che il matrimonio,secondo la legislazione italiana e la fede cristiana,può dirsi un bene personale oltre che sociale?
2-In base alla nostra competenza ed esperienza di vita,in che modo vivere il Matrimonio come progetto di crescita personale?
Nei giorni scorsi è passata in TV la pubblicità di un prodotto accompagnata da queste affermazioni:”Stiamo bene insieme,abbiamo pure una bella bambina,perché sposarci …”. E io sono andata rapidamente col pensiero alla Cittadella di Assisi,negli anni 70,quando col gruppo famiglia della Pro Civitate Christiana ponevamo questa realtà come ricerca, sia nel convegno interdisciplinare del 1972 col titolo:”Perché sposarsi?”(pubblicato in un numero speciale della rivista La famiglia di Brescia), sia nel 1974,con l’altro convegno dal titolo:”Matrimonio oggi come?”,pubblicato dalla Cittadella Editrice. A fuoco,con esperti notissimi (tra i quali ,il sociologo Ferrarotti ,lo psicologo De Paoli , il teologo Pattaro e il biblista Barbaglio) i condizionamenti massicci a cui è sottoposto nella società dei consumi il Matrimonio che fonda la famiglia,sia nella sua vita di relazioni sia nel suo sviluppo culturale sia nel suo essere con gli altri e per gli altri, le possibili verifiche critiche delle suggestioni che si subiscono e i vari suggerimenti per il loro superamento con l’alternativa profetica per illuminarne il percorso.
Sono passati più di 40 anni, e ,nella nostra società dei consumi diventata anche era digitale , la ricerca sembra si sia spenta nel pragmatismo diffusissimo delle convivenze,che non si spiega solo con la crisi economica o con l’insufficienza dei servizi ,dato che si estende in tutti gli strati sociali. E’ opportuno dunque,e urgente,riproporre innanzitutto, in particolare per quanti si sentono soli e disorientati, l’interrogativo della ragione prima che della fede, per una riflessione indispensabile a una consapevolezza più felice del vivere:quali ragioni oggi ancora per sposarsi?
“La società dei consumi non è soltanto una realtà tecnologica ma anche un’ideologia che influisce sulla vita familiare... Si fonda sulla novità, e sulla novità di continuo esaltata come valore assoluto rispetto all’antico,al vecchio,al tradizionale,senza un confronto critico, ma privilegiando il nuovo, essenzialmente perché nuovo …. Il matrimonio,invece,vive insieme di nuovo e di antico,di passato e di futuro; anzi,per costituirsi e soprattutto per vivere ha bisogno di porsi in una prospettiva di durata,realizzata e conquistata attraverso una costante volontà di rinnovamento,dall’interno,della vita di relazione della coppia e coi figli,chiamata a modificarsi di continuo,per rimanere autentica,nel corso del tempo.”(Giorgio Campanini in “Matrimonio oggi come? “ CE,Assisi 1974)
1-Quali ragioni oggi per sposarsi?
Dora- Giulia Paola Di Nicola e Attilio Danese,docenti di sociologia della famiglia e di filosofia politica,sposati con figli da molti anni,elencano e approfondiscono in un libro dell’ed. S. Paolo,uscito nel 2014 col titolo.”Perché sposarsi?” ,ben dieci ragioni per arrivare al SI. Le sintetizzo qui di seguito.
1- Si rende pubblica,come adulti,la propria scelta di vita.
2-S’investe sull’altro,in fiducia,per costruire rapporti di reciprocità.
3-Si lavora, giorno dopo giorno, sulle differenze,accogliendo limiti e valorizzando risorse dell’altro.
4-Si costruiscono rapporti tra generazioni diverse,anche per trasmettere memorie e tradizioni.
5-Si vive la sessualità, con e per l’altro,legandola ad una promessa d’amore.
6-Si attua una procreazione umana,che fa scaturire la vita dall’abbraccio caldo tra l’uomo e la donna.
7-Si accompagnano i figli a vita,rassicurandoli finché non sappiano gestire la loro vita in prima persona.
8-Si rende stabile l’amore ,con la rigenerazione del consenso ,all’interno dell’istituzione.
9-Si coinvolge la società ,con il proprio patto di reciprocità visibile,impegnandone la collaborazione e il sostegno .
10-Si attua il perdono,che non è solo un’esigente virtù cristiana ma un’indispensabile virtù civile.
”La società si regge infatti sulla capacità di ricominciare e dunque di perdonare”.
2-Matrimonio bene personale
Giorgio Campanini -Parma- Se la persona –come la più attenta antropologia non manca di mettere in evidenza -è di per sé una struttura relazionale (“Nessun uomo è un’isola”),non vi è dubbio che la relazione sia l’espressione fondamentale della persona. Nessuna relazione è più intima e profonda di quella coniugale,ben distinta dalla pura relazione sessuale,precaria e passeggera. Si tratta senza dubbio di un “bene” che arricchisce la società attraverso la generazione,l’educazione dei figli,il servizio alla comunità, ma che innanzitutto arricchisce la coppia.
E’ l’esasperato individualismo, cui fa riferimento Bauman, il primo e fondamentale nemico del Matrimonio,che implica sempre,in chi lo contrae,la volontà di uscire da sé per aprirsi,in un rapporto unico ed esclusivo,ad un altro dal quale si attende,in generale,la “felicità”,quell’appagamento intenso e profondo che si riflette ,alla fine,sull’intera società.
Antonio (prov. di Milano)--La motivazione più sentita oggi sembra quella legata al bene del singolo . Navigando in Internet per es. ho letto: “Il matrimonio come assicurazione contro il rischio di contrarre la demenza: questo è il risultato raggiunto dai ricercatori dell'University College London che hanno concluso come quel “sì, lo voglio” possa essere ben più di una promessa eterna di uno nei confronti dell’altra. Secondo lo studio pubblicato sul 'Journal of Neurology, Neurosurgery & Psychiatry', il matrimonio infatti potrebbe avere un effetto protettivo per la mente e abbattere il rischio di sviluppare demenza. Il team di ricercatori ha esaminato infatti l'esito di 15 studi diversi finalizzati a esplorare la correlazione fra rischio di demenza e stato civile, e combinandone i risultati, gli autori del lavoro sono stati in grado di analizzare una significativa mole di dati provenienti da 800mila persone di varie parti del mondo”. http://www.today.it/donna/amore-psiche/matrimonio-allontana-rischio-demenza.html
Franco Foglino -Alba- Il bene sociale non si manifesta se non preceduto dalla realizzazione di tanti beni personali. La famiglia è un'istituzione giuridica all'interno di una società organizzata, il matrimonio è la scelta di due persone che vogliono raggiungere insieme un loro obiettivo di vita.
Più che mai nel nostro tempo, in cui sono venuti meno gli obblighi sociali, il matrimonio è una libera scelta; chi vi si avventura deve essere cosciente che in quella via ha individuato il modo per cercare la felicità che anima le attese di ogni uomo che viene al mondo.
L'uomo, tutti gli uomini cercano la felicità. É nel DNA quando si nasce e,anche se poi gli avvenimenti ci fanno passare attraverso difficoltà, tensioni, dolori. Li incontriamo e non ci tiriamo indietro perché ,oltre, c'è la felicità. Se questa chiarezza matura in una coppia, allora acquistano senso anche i problemi, gli affanni, i timori vissuti insieme. Questo modo di sentire non è frutto dell'innamoramento, momento bello e gratificante da conservare tra le cose preziose, ma di una scelta fatta di tradizione ed esperienza, tenute insieme dalla volontà.
Il dialetto è una lingua diretta più concreta dell'italiano; nel dialetto piemontese non esiste la parola “amare”, per dire” ti amo”, noi diciamo “ti voglio bene”. L'amore bisogna sceglierlo, e poi conservarlo con la volontà, ed è un dono gratuito che nulla chiede e tutto dà, ma deve essere reciproco, altrimenti viene meno.
Nella società dei consumi è difficile accettare questa immagine e l'amore si misura sull'intensità delle sensazioni che, passato l'avvenimento, ti lasciano scarico e deluso.L'unione di coppia è la risposta più comune alla ricerca di felicità, per questo realizza il bene individuale dei singoli componenti.
Rosanna Sannino –Roma - Ho letto l'intensa intervista fatta a Zygmund Bauman e a suo tempo, il suo libro Amore liquido. Dell’ intervista ,tra i tanti spunti di riflessione,mi ha colpita il tema della gioia delle cose durevoli,frutto dello sforzo e di un lavoro scrupoloso,quando l'Autore parla del suo matrimonio,del suo impegno costante nel ri-pensare,ri-creare e resuscitare ogni giorno l'amore.
Se ripenso al matrimonio dei miei genitori,credo che abbiano fatto così anche loro: la tenuta del loro legame,la dedizione l'uno all'altra è finita solo con la morte di mia madre,improvvisa.
Oggi,i legami e le cose durevoli fanno fatica ad esistere, non si è nemmeno attrezzati ed allenati a far durare sentimenti e legami. Non c'è una scuola che insegni come si fa a costruire positivamente i rapporti umani.
Quando nel '76 ebbi l'incontro fortunato con una giovane coppia che mi parlò per la prima volta di educazione permanente della famiglia,”attraverso lo studio sistematico della realtà e dell'analisi di essa,col ricorso alle scienze antropologiche e teologiche ,sulla base delle esperienze effettuate e ulteriormente progettate con l'impegno all'azione concreta,nella pluralità dei doni diversi di persone e famiglie” della nascente associazione culturale FAMIGLIA APERTA,mi parve davvero un discorso nuovissimo,d’avanguardia. Non conoscevo coppie che avessero" studiato" per essere felici e capaci di trasformare il bene personale del loro matrimonio in bene comune e sociale ….
Quella ricerca ha prodotto 16 convegni di studio svoltisi nelle varie regioni d'Italia e altrettanti volumi di Atti su temi sempre di grande attualità,in 40 anni di preziosa collaborazione ed amicizia con Dora Ciotta e innumerevoli coppie che si sono coinvolte nei progetti di ricerca educativa sul territorio.
Di recente ho visto il film di G. Muccino dal titolo A CASA TUTTI BENE. I genitori, per festeggiare le loro nozze d'oro, invitano i figli ormai adulti e accoppiati, che ,al contrario dei loro genitori, ancora uniti nonostante le prevedibili difficoltà di una lunga vita insieme,sono alla ricerca come dice Bauman ,di illusorie "seconde scelte". Per la costruzione di rapporti durevoli si richiede invece un progetto nuovo di vita personale e poi di coppia,che parta dalla conoscenza di se stessi e definisca bene insieme all’altro quali obiettivi si vogliono raggiungere sposandosi.
“Necessità e diritto naturale dei bambini è avere una madre e un padre. Non si tratta solo dell’amore del padre e della madre presi separatamente,ma anche dell’amore tra di loro,percepito come fonte della propria esistenza,come nido che accoglie e come fondamento della famiglia. Diversamente i figli sembrano ridursi a un possesso capriccioso. Entrambi,uomo e donna,padre e madre,sono cooperatori dell’amore di Dio Creatore e quasi suoi interpreti. Mostrano ai loro figli il volto materno e paterno del Signore. Inoltre essi insieme insegnano il valore della reciprocità,dell’incontro tra differenti,dove ciascuno apporta la sua propria identità e sa ricevere dall’altro. Se per ragioni inevitabili manca uno dei due,è importante cercare qualche maniera per compensarlo,per favorire l’adeguata maturazione del figlio.”(Papa Francesco - in Amoris laetitia,178)
Dora- A proposito di amore coniugale,forse abbiamo tutti notato al Festival di Sanremo 2018 la canzone “Passame er sale” di Luca Barbarossa. Intervistato da Massimiliano Castellani dell’ Avvenire,il cantautore ha spiegato: ”E’ una dichiarazione d’amore a mia moglie,la mia ragione di vita coi nostri tre figli. Stiamo insieme da vent’anni. Io racconto parte della mia storia e di quella di tante coppie che,spesso nel corso della relazione,di una piccola crepa fanno una voragine. Ma l’amore vero ti aiuta a ricostruire e a rimettere a posto le cose e ti fa dire ancora:”Ogni fiato,ogni passo che resta vojo fallo con te”.Ci vuole il coraggio di piangere e tornare a sorridere insieme alla donna che si ama”-
Certo,tutto dipende in fondo -io penso- dall’aver pensato, desiderato e progettato il matrimonio come “un amore che getta le basi”(Thomas Mann) e dal saperlo curare come si fa con una pianta che ha messo radici nella propria casa. Le esperienze di vita ce lo confermano.
4-Matrimonio progetto di crescita personale e sociale
Giorgio Campanini –Parma – Il Matrimonio può essere purtroppo molte volte un “progetto” solo individuale,rivolto alla propria persona e all’appagamento dei suoi desideri e delle sue pulsioni. Se la relazione viene vissuta invece in autentica e profonda reciprocità diventa un importante fattore di crescita della persona. L’incontro con l’altro che è il coniuge,e spesso ,con gli altri che sono i figli (ma anche con i tanti altri della cerchia familiare e del contesto sociale),concorre in modo determinante alla maturazione della persona,all’ampliamento dei suoi orizzonti,ad una migliore comprensione della complessità del reale.
Il dialogo coniugale,(in particolare quando è intenso e profondo e non meramente sentimentale e sessuale),aiuta a comprendere,attraverso l’altro,pienamente se stessi.
Anna Maria Foglino -Alba- Franco ed io siamo sposati da 52 anni. Forse prima del matrimonio, giovani e innamorati, non ci eravamo accorti di essere tanto diversi! Lo abbiamo scoperto nei primi anni di vita insieme quando iniziammo a sperimentare la nostra diversità e a capire, con qualche fatica, che poteva diventare complementarietà e ci poteva arricchire vicendevolmente.
Guardando indietro mi sembra di poter dire che ,per mantenere saldo e gioioso l'amore che ci lega e che ci permette di crescere, è stata necessaria una disposizione di entrambi a vivere il cambiamento, perché la vita di una coppia cambia quando nascono i figli, quando invecchiano i propri genitori, quando il nido si fa vuoto, quando si va in pensione.....
Ogni passaggio può offrire occasioni di crescita se c'è la disponibilità continua a “parlarsi”, a non lasciar cadere nel silenzio i conflitti che nascono, a cercare insieme il senso della propria vita, a desiderare la felicità dell'altro......
Gianfranco e Maria Solinas-Martina Franca-. Ci ritroviamo molto nelle risposte di Zygmunt Bauman. Il nostro matrimonio, che dura da cinquant’anni, è maturato proprio come progetto personale nel tempo.
Il dialogo è alla base di una progettualità di coppia. Solo l’ascolto reciproco apre ai coniugi un orizzonte di senso e attiva le risorse di ciascuno, da mettere in gioco per promuovere un ambiente vivibile per sé e per le comunità di cui si è parte.
Per quanto ci riguarda, non possiamo dire che il dialogo sia stato scontato: abbiamo faticato non poco ad aprirci e ad ascoltarci. Sicuramente ci ha aiutato la pratica del “dovere di sedersi”, in cui ci siamo esercitati entrando nel cammino di spiritualità coniugale delle Equipes Notre Dame, fin dall’inizio del matrimonio.
Ci siamo educati alla progettualità mettendo in gioco risorse diverse. Nel caso di Maria, è risultata preziosa la sua decisa propensione ad allargare la disponibilità di accoglienza oltre la cerchia familiare; quanto a Gianfranco, sono tornate utili la sua capacità riflessiva e una buona attitudine organizzativa.
La progettualità si è poi giovata della nostra volontà di guardare oltre l’ostacolo e di non lasciarci condizionare dalla cultura diffusa di famiglia, chiusa nell’orizzonte dei legami di sangue.
L’attrazione reciproca che provavamo si accompagnava ad un impegno a sostenerci reciprocamente a fare i conti con le nostre fragilità e ferite, spingendoci a condividere, allo stesso tempo, quelle delle persone che incontravamo per strada.
Di qui il nostro progetto di famiglia aperta, che ci ha accomunato fin dal fidanzamento e che ci ha portato a condividere la sorte di bambini e ragazzi che soffrivano la deprivazione delle loro famiglie di origine. Questo cammino di accoglienza ci ha aiutato a percorrere strade di gioiosa sobrietà ed ha favorito, per ciascuno dei due, la maturazione di una coscienza politica.
Per quanto riguarda me, Gianfranco, la lunga fatica a maturare una piena adultità, superando stadi adolescenziali residui, ha trovato la possibilità di svilupparsi nel tempo lungo grazie alla ginnastica relazionale di coppia e ad una scelta di affiancare e sostenere persone adulte di età e ancora molto fragili.
Ci sono occasioni di incontro con giovani coppie, coniugate o meno, in cui offriamo volentieri questa nostra esperienza e competenza, cercando allo stesso tempo di metterci in ascolto dei loro progetti e dei loro sogni.
“In occasione dell’Anno della misericordia 2015 Papa Francesco ha detto:”Ogni credente dev’essere in qualche modo egli stesso una “porta santa”, capace d’incarnare quel “volto della misericordia” invocato nella bolla Misericordiae vultus - .A maggior ragione gli sposi siano uno per l’altro una “porta santa”,ogni giorno impegnati ad essere nel proprio quotidiano di vita, artigiani del perdono,specialisti della riconciliazione,esperti della misericordia.”
Dora -A conclusione di questa impegnativa conversazione voglio ricordare anche l’ intervento dello psicanalista Massimo Recalcati ,alla Biennale 2015 di Torino , sul significato diverso che potrebbe darsi alla fedeltà: non rinuncia,ma voglia che si ripeta l’incontro :”Perdonare un tradimento amoroso? Nella laicità e nelle possibilità umane,il perdono è l’esperienza più simile alla resurrezione,perché fa rivivere l’amore che era morto,e fa trionfare il sentimento degli amanti che credevano di averlo perduto per sempre.” Come cristiani conosciamo,anche se in pochi ce la ricordano,l’immensa ricchezza biblica del Matrimonio come profezia del Regno ed è prezioso fermarsi, almeno in qualche giorno di vacanza,a leggere o rileggere una pagina di qualche libro più intenso. Unisco come al solito una breve bibliografia.
Bibliografia
AA. VV. – ( a cura di Dora Ciotta)-“Matrimonio oggi come?” –CE-Assisi-1974
AA. VV. – ( a cura di Dora Ciotta)-“Famiglia e identità personale”-Famiglia Aperta-Spoleto-1992
Giorgio Campanini - “Stare insieme –Alla ricerca di una famiglia conviviale”- S. Paolo - Cinisello -2013
Papa Francesco - Amoris laetitia -Esortazione apostolica post sinodale sull’amore nella famiglia-Paoline-2016
Walter Kasper -Il messaggio di Amoris laetitia - Una discussione fraterna- Queriniana-Brescia-2018
Dialogo aperto
Chiara M. – prov. di Cosenza - Cara Dora,gli smartphone a scuola li ho usati e continuo a farli usare per alcune attività di ricerca, in classe, in gruppo, naturalmente sotto la mia vigilanza, per un uso consapevole e corretto dello strumento, finalizzato al lavoro richiesto.
Sulla possibilità di farli entrare “liberamente” sono invece piuttosto critica. I ragazzi già portano gli smartphone a scuola, li tengono in tasca e li usano per distrarsi da quello che accada intorno a loro, per dialogare con i genitori, anche su cose assolutamente banali, o per darsi appuntamento nei bagni o nei corridoi con i compagni delle altre classi. Questo aspetto va, a mio avviso, fortemente limitato perché crea una disconnessione con la vita reale.
Per quanto riguarda l’impostazione dell’educazione posso dirti l’esperienza di uno dei miei fratelli, con quattro figli. Lui e la moglie hanno comprato presto, intorno agli 8 anni, il tablet ai loro primi due figli, insegnando loro a usarli, così come hanno insegnato loro a usare il pc, ma hanno comprato solo ora il primo smartphone al figlio di 12 anni. Tutto questo all’interno di uno stile educativo che prevede un continuo dialogo e forti stimoli ai figli provenienti dal gioco insieme, dalla collaborazione con i genitori per la gestione della casa, dalla vita all’aria aperta, dai rapporti con amici e familiari.
Ho visto anche, però, nelle famiglie degli altri miei fratelli, i figli piccoli, diventare nervosi perché non potevano giocare con lo smartphone dei genitori, e fare grossi capricci per questo. Ricerche fatte in Francia sostengono che fino a 3 anni i bambini non dovrebbero essere esposti a nessun tipo di schermo, dunque né smartphone, né tablet, né pc, e neanche il televisore: questa esposizione creerebbe problemi di attenzione, di concentrazione e di forte irritabilità.
Dora- Carissima Chiara,d’accordo. Occorre una grande capacità di conduzione della classe da parte dell’insegnante e,direi,di collaborazione della scuola,con poche precise regole concordate negli organi collegiali. Quest’accesso di smartphone nella scuola infatti ,se ho ben capito, è legato alle libere decisioni delle singole classi,alla loro maturazione.
Giustamente però ,con le esperienze che citi,metti l’accento principale sull’educazione nei primi anni del bambino. E, infatti, apprendere a regolare la propria vita, tra tempi di riposo e tempi di attività,tra tempi di gioco e tempi d’impegno,è compito radicale della famiglia. E la scuola d’infanzia sarà in stretto contatto e continuità con la famiglia.
La scoperta dei giochi all’aria aperta ,coi genitori e fratelli, e con compagni e animatori fidati,le prime esperienze di musica,di canto,di disegno,di drammatizzazione lasceranno un segno imprescindibile nello sviluppo integrale della persona del bambino.
Solo così,accompagnati gioiosamente dagli adulti (genitori e insegnanti) i bambini crescendo sperimenteranno con utilità le opportunità del mondo digitale,secondo un programma,anche orario delle proprie giornate.
Sempre connessi dunque? E perché mai? Ci son tante altre cose da far bene. Sempre connessi quando ci sono esigenze precise di lavoro o di responsabilità. E, sia chiaro,noi adulti per primi.
C.e L. M – prov. di Pavia – Cara Dora, vogliamo dirti che ci è piaciuta la conversazione del tuo blog sugli smartphone a scuola. Ancora nella nostra scuola non è iniziata questa discussione e se ne sente molto il bisogno … Proprio per i grandi cambiamenti che comportano queste tecnologie digitali e, per la nostra insufficiente preparazione di insegnanti,siamo molto incerti sui benefici. Il tuo blog è stato utile a capire il problema e a trovare alcune informazioni interessanti a cui attingere. Grazie.
Dora- Grazie a voi dell’attenzione. Nella convulsa vita di oggi,che, solo in apparenza, sembra stagnare in provincia,è proprio in provincia invece che spesso non si riescono a trovare informazioni per aiuti concreti e immediati. Ve ne voglio offrire un’altra di informazione,ricca e impegnativa,per potervi avvicinare con soddisfazione coi vostri colleghi a questa indispensabile preparazione.
Si tratta della pubblicazione del curriculum di Educazione civica digitale da parte del Ministero dell’Istruzione(MIUR),disponibile all’indirizzo: www.generazioniconnesse.it/site/it/educazione-civica-digitale.
Il testo,detto Il sillabo,al quale hanno collaborato oltre 100 organizzazioni tra istituzioni,mondo accademico nazionale e internazionale,società civile ecc., si compone di cinque parti e si indirizza prioritariamente alle scuole superiori,e poi,con opportune semplificazioni di percorso, alle medie. Il lavoro continua per la scuola primaria.
Ho tratto questa notizia dalla rivista ROCCA n.5- 1°marzo 2018 pag.60: rivista che è un utilissimo strumento di aggiornamento culturale per chi insegna.
P.R.- prov.di Roma - Leggo quanto scrivete sul bullismo e va bene. Manca però la raccomandazione di denunciare queste umiliazioni quotidiane strazianti,spesso subite in silenzio,per paura … Il primo passo per liberarsene è parlarne,denunciarle, … coi genitori,con gli insegnanti,con qualche amico adulto oppure, direttamente,attraverso l’applicazione You Pol ,che si scarica gratuitamente e che consente di segnalare alla questura episodi di spaccio o di bullismo. Facilissimo ed efficace: l’app garantisce l’immediata localizzazione del telefono da cui è partito il messaggio e l’eventuale intervento. Il messaggio infatti viene inoltrato alla sala operativa della questura più vicina.
Dora- Grazie dell’informazione- Credo però sia molto più importante vigilare,con attenzione d’amore,e creare,e aiutare a creare, le condizioni di ascolto e fiducia reciproca nelle relazioni familiari e ,in particolare, in tutte le relazioni scolastiche, perché questi fatti crudeli non avvengano. Meglio prevenire che curare.
Buona Pasqua 2018 ! Il Signore è risorto, e noi per la Sua grazia possiamo passare dal pianto alla gioia, dalla paura alla fraternità dall’angoscia alla felicità,dalla morte alla vita. Alleluia!