STOP parliamone - Il blog di Dora Ciotta


6- Volontariato e gratuità[altre sezioni]

6-Volontariato e Gratuità  

Dal Corriere della sera del 19 gennaio 2015-Cronaca di Milano - “Volontari per l’Expo-La battaglia dei 15 mila”di Paolo Foschini.

 

Il numero esatto fino all’altro ieri era 15.219: poco meno di otto su dieci sono italiani e gli altri arrivano da centoventi Paesi diversi,tre su dieci fra gli stranieri sono cinesi. Complessivamente è come fossero una piccola città …

E’ il popolo di quelli che hanno chiesto di fare i volontari per l’Expo. Volontari al cento per cento,nel senso che alla fine non guadagneranno niente se non- ed è quello che ad ascoltarli motiva il 99 per cento di loro- una “grande esperienza soprattutto umana”,più  una divisa,un pasto al giorno,il rimborso dei mezzi di trasporto,un posto letto per chi viene da lontano,e un tablet finale in regalo. Eppure,da mesi,per essere tirati dentro.. c’è la fila…..

Obiettivo della campagna online,riassunta in un video dal titolo “Io non lavoro gratis per l’Expo”,è quello di stigmatizzare il fatto che,stante la disoccupazione in giro,l’Expo si rivolga anche ai volontari anziché assumere tutti quelli che servono. Fosse anche per i compiti più semplici. Perché in sostanza a questi volontari non è richiesto molto:avere un’età compresa tra 18 e 30 anni,parlare l’inglese almeno a livello B2 e l’italiano a livello B1,aver presentato domanda online,aver superato un primo colloquio di selezione,aver completato l’apposito corso di formazione- online anche quello- sancito da un test conclusivo. Il tutto per garantire che ciascuno di loro alla fine,sappia rispondere con spigliatezza a quanti chiederanno cos‘è l’Expo, quando è stata la prima edizione,dov’è questo o quel padiglione piuttosto che il bagno più vicino.

 Insomma,soprattutto dovranno cercare di far sentire tutti quei milioni di visitatori dell’Expo come persone singolarmente benvenute e non una mandria in balia di se stessa.

 I corsi di formazione sono iniziati a metà dicembre ,a cura del Centro servizi per il volontariato,e più di mille li hanno già completati. Ognuno di loro nei sei mesi dell’Expo dovrà coprire un periodo di due settimane,per cinque ore e mezza al giorno …

 Ora gli organizzatori ne stanno cercando altri mille per il Padiglione dell’Unione europea. A metà febbraio nascerà  il sito dedicato al Programma Volontari per l’Europa.Per informazioni e candidature il sito di riferimento è sempre www.ciessevi.org-

 

Dora – Per questa 6° conversazione a distanza ho scelto di partire da una notizia, che  mi ha colpita particolarmente,piuttosto che da una lettera. E naturalmente è lo spunto per interrogarci in profondità.

1-Ha senso offrirsi come volontari in gratuità, per una grande esperienza di relazioni umane ,in tempi di così grande disoccupazione giovanile?

2-Il volontariato oggi, effettivamente, è uguale gratuità?

3- Cosa manca a livelli normativi ,perché questa testimonianza possa essere veramente efficace e incisiva?

La prima domanda  che possiamo farci è davvero radicale e il tema è così cruciale oggi,in questa società,in crisi di relazioni umane prima ancora che di lavoro,che a questa nostra conversazione,voglio aggiungere,qualche citazione e testimonianza in più.

 


1-Ha senso oggi offrirsi come volontari in gratuità?

Anna Irma  - Si,”ha senso”. Proprio in tempi così difficili,i giovani hanno bisogno di fare esperienze per intercettare orizzonti più ampi.Al riguardo però alcune obiezioni . Il giornalista del Corriere della sera parla di “grande esperienza umana” per ragazzi che in realtà avranno solo ruoli di immagine. Tuttavia,meglio stare dentro l’esperienza dell’Expo che a bighellonare.

Questi giovani rispondono ad un offerta mascherata che propone al cento per cento (!) un lavoro di volontariato, che volontariato non é. È lavoro in nero e pagato una miseria: un pasto al giorno, il rimborso dei mezzi di trasporto, un posto letto per chi viene da lontano, (quindi i giovani da fuori Milano si pagheranno prima colazione e cena). In compenso alla fine avranno in regalo un tablet , certo di quelli a più buon prezzo. Tra l'altro, durante i sei mesi dell'Expo, ogni giovane non potrà superare le due settimane, per cinque ore e mezzo al giorno.

Tutta l'operazione è gestita da il “Ciessevi” e dal “Centro servizi per il volontariato”, due colossi dell'organizzazione del volontariato. Non si fa fatica a pensare che dietro la facciata dell'Expo si celino meccanismi di sfruttamento.

 

Gianfranco - Siamo, assieme alla Grecia, gli unici due Paesi europei che non garantiscono ai giovani un reddito di ingresso o reddito di cittadinanza che dir si voglia.

 Il fatto che tanti giovani si candidino a svolgere un piccolo lavoro all’Expo senza retribuzione può avere tanti significati. Per alcuni rappresenta un’esperienza da inserire nel curriculum personale, per altri può significare un’opportunità relazionale, altri ancora si sentiranno parte di un grande evento.

 Non c’è dubbio  però che l’attivarsi aiuta un giovane ad uscire da uno stato passivo e gli permette di scoprire i suoi talenti. Il volontariato non c’entra. Il mondo degli affari ha trovato il modo di risparmiare sulle spese con la scusa del volontariato.

 

Maria Rita - Io  penso di sì,che abbia senso continuare ad essere volontari,in questo momento storico così drammatico per quanto riguarda il lavoro. Il volontariato non è un lusso  che qualcuno può permettersi,né un sottrarre risorse in denaro ad altri.  Continua ad essere io credo,una scelta di gratuità,in un mondo in cui il profitto è davvero dominante.

 Certo,ci può essere,o può esserci stata,diciamo così,l’insidia del dubbio che,in certi casi,il volontariato abbia sostituito l’attività di operatori sociali,che,ovviamente,avrebbero dovuto essere retribuiti. Ma,in ogni caso,per chi ha agito e per chi ha risparmiato,per es. in un’opera di accoglienza,svolta da una comunità “di frontiera”,l’azione volontaria ha contribuito, e tanto più oggi contribuisce, a “tenerla in piedi”,a darle forza. Naturalmente se c’è chiarezza,se c’è trasparenza nella relazione fra chi fruisce del volontariato e chi lo offre: questo è molto importante!

 

Pino e A. Maria  -Premesso che sia io che mia moglie siamo attivi nel volontariato a Genova da una decina d’anni  per quanto ci consentono le nostre forze (siamo entrambi ottantenni): io, Pino, nella antica “Compagnia della Misericordia” che assiste e dà lavoro a carcerati ed ex-carcerati, e Anna Maria, come volontaria ospedaliera nell’AVO, ci sembra di poter dire che:

Offrirsi  per un volontariato in gratuità ha senso solo.. dal punto di vista della disperazione della moltitudine dei giovani che cercano lavoro e non lo trovano … Per loro il volontariato EXPO è però , comunque, una opportunità,di “esperienza umana”, certo, ma anche … per intercettare qualche  occasione di incontri e  possibilità di lavoro.

Non ha  invece alcun senso dal punto di vista dell’EXPO: e’ da contestare frontalmente la scelta di usufruire di giovani volontari anziché di regolarmente assunti (a tempo determinato o sotto altra forma), viste le risorse finanziarie di cui EXPO dispone. In linea generale ,infatti,secondo noi, un volontariato autentico, deciso per libera scelta, deve essere sempre gratuito, salvo situazioni particolari.

 

 

2- Il volontariato  effettivamente, oggi, è sempre uguale gratuità?   Ma cos’è davvero il volontariato?

 

Anna Rita - Nella maggior parte dei casi penso proprio di no. Sono pochi i gruppi che si avvalgono di un serio volontariato. Il “rimborso spese” al volontario, previsto dalla legge, in realtà è un corrispettivo di lavoro sottopagato. Si accetta questa formula nella speranza che si venga assunti con contratto.

Mi interessa  però precisare che il termine “gratuità” è oggi abusato e mal interpretato. Il concetto di Gratuità, per chi lavora nel sociale, va oltre il suo significato di “assenza di corrispettivo”, che comunque deve contraddistinguerlo. Un volontario che presta gratis la sua opera, anche faticosa, può mancare di un aspetto tra i più qualificanti della Gratuità, perché Il lavoro che fa sentire “buoni”, spesso nasconde il bisogno di compensare rimozioni e frustrazioni e di celare ambizioni. Questo “essere buoni” combina disastri.

 L'aspetto più arduo della Gratuità è di non produrre dipendenze, materiali, psicologiche, morali, in altre parole di non dipendere né far dipendere gli altri dalle prestazioni volontarie, di non ricondurre  l’esperienza a sé stessi, al proprio gruppo o associazione.

Questa Gratuità, di grande valore sociale, appartiene alla pedagogia, alla psicologia, alla politica, alla scienza ed è preziosa per un'esemplarità che si contrappone alla competitività e agli interessi personali e corporativi.

 

Franco - Penso che il volontariato assuma caratteristiche differenti a seconda della persona coinvolta e del momento storico e sociale che si sta vivendo. E’ un comportamento personale: la persona compie gratuitamente un atto per il quale potrebbe essere retribuita.

 C'è stato un tempo, e nell'agire di molti è presente anche oggi, in cui ci s'impegnava spontaneamente per aiutare altri e la cosa era considerata naturale, non si parlava di volontariato. La gente si conosceva, i rapporti erano vivi; quando c'era un'emergenza ci si mobilitava senza bisogno di telefonare ad un'Associazione preposta all'aiuto.

Le difficoltà e la scarsità di relazioni in città anonime e la specializzazione negli interventi, hanno dato vita all'associazionismo volontario di cui pare non si possa più fare a meno.

Credo in ogni caso che il volontariato oggi sostituisca, in particolare, l'assistenza di tipo religioso. Un tempo non c'erano i volontari associati,  ma schiere di suore e religiosi erano costantemente disponibili ad intervenire in caso di bisogno. Non addentriamoci su come e perché  lo facevano, ma c'erano e si sentiva.

Oggi il volontariato è una parte di popolazione che ha del tempo libero e cerca di rendersi utile. Sono nate migliaia di associazioni con questa finalità. Il mercato del lavoro è attentissimo ad utilizzarle, gratificandole e, se è possibile, risparmiando sui costi.Il caso di EXPO si inserisce in questo contesto e, personalmente, credo che gli organizzatori dell'evento ritengano di fare un servizio ai volontari che sono senza lavoro offrendo loro un minimo di sussistenza accompagnato dalla possibilità di fare un'esperienza importante  per il loro futuro.

Bisognerebbe conoscere i bilanci dell'EXPO per dire se è corretto o meno. Se ricevono finanziamenti per pagare il lavoro dei volontari e non lo fanno non va bene. Se i volontari sono un qualcosa che serve a rendere l'evento migliore e meglio organizzato, ci può stare.

 

M. Rita  - Non so se oggivolontariatosia sinonimo davvero di gratuità né saprei dire quali norme sarebbero necessarie per renderlo più efficace. So che cosa è stato e,in qualche modo,che cosa è ancora per me. Mi ha dato,e penso possa ancora darmi,un senso di libertà: dal danaro,dagli schemi inutili e rigidi.

 Le regole,quelle sì,ci vogliono,ma,in una situazione in cui la finalità è soprattutto il rispetto,o meglio “la scoperta” ,per ognuno che si mette in quel  “cammino”, riguardo  a che cosa è davvero il rispetto:per gli altri,per se stessi.

Incamminandosi sulla “strada del volontariato”,si può capire anche,magari tra contraddizioni e qualche ambiguità,quanto si voglia davvero “esserci”,cioè essere riconosciuti,avere “un posto nel mondo”,non “sopra agli altri”,ma “accanto agli altri”.

Anche in un mondo come questo,anche nella crisi grave del lavoro,il volontariato può essere,per tutti,senza annullarsi,un modo per capirsi. Un’opportunità,per i giovani,per capire “cosa succede  là fuori” (al di là dell’economia, delle mancanze gravi,della tremenda superficialità), che cosa c’è “là dentro di loro”.

 

Roberto  - Negli ultimi quindici anni ho avuto più volte modo d’incontrarmi e scontrarmi sul modus operandi del “volontariato”.Penso che la dimensione positiva di “lavoro” sia indipendente da presenza/assenza della retribuzione dello stesso. Personalmente ho solo cercato di assicurarmi che la gratuità del mio lavoro,non generasse o aumentasse un fenomeno di profitto accumulato e/o  distribuito da  parte dell’Ente in cui “lavoravo”.

Era un lavoro di consulenza,e molte volte mi sono difeso dall’ accusa di togliere lavoro ad altri,disponibili su base retribuita. In questo caso cercavo di capire se il mio lavoro,prestato comunque in organizzazione no-profit,era comunque utile all’Ente,che non avrebbe potuto permetterselo in termini retributivi. Era cioè un modo di “allargare” la dimensione “lavoro” senza togliere opportunità di lavoro a chi aveva bisogno di lavoro retribuito.

 In altri termini,ci sono moltissime opzioni di lavoro volontario che non avrebbero modo di essere attuate su base retribuita,in quanto non rispondenti ai criteri di “rentability” della imperante economia di mercato.

Nel caso di Expo non sono certo che siamo di fronte ad un Ente no profit. Ma penso che senza volontariato,che affianca molte opportunità retribuite,Expo avrebbe un serio problema a fare fronte alle varie necessità. Ritengo inoltre che molte opzioni “volontarie” possano essere comunque utili ai giovani che le accettano. Molto più utili di tante false opzioni di “stage” non retribuiti in aziende,non sempre troppo preoccupate del futuro degli stagisti.

 Certo che un controllo sulla relazione tra quei lavori volontari ed eventuali plusvalenze e profitti impropri, dovrebbe essere eseguito. Con la stessa importanza dei controlli antimafia per le ditte appaltatrici.

 

Gianfranco -  La realtà del volontariato è in profondo mutamento e molti sono i rischi che questa storica esperienza solidaristica corre, in un tempo in cui il mercato tende a snaturare tutto, svuotando di senso perfino il valore del dono e della gratuità.

 Rappresentano una esperienza di grande valore educativo quei gruppi che si autorganizzano per prendersi cura di interessi collettivi o per condividere fattivamente il disagio di coloro che vengono emarginati e abbandonati nel degrado, specialmente quando intrecciano il loro agire con una costante azione riflessiva.

Accade spesso che Stato/Regioni/Comuni vengano meno alle loro responsabilità nella tutela dei diritti sociali, scaricando sulle spalle del volontariato  impropri compiti di gestione di servizi a basso costo.

Più che di nuove norme c’è bisogno di politiche di Welfare degne di questo nome. Le organizzazioni di volontariato hanno, per  parte loro, il dovere di non prestarsi a questo gioco scorretto delle Istituzioni pubbliche.

 

Lo scambio e il dono di Giuseppe Limone

"Analizzando  lo scambio tra equivalenti come contrapposto al dono è facile osservare

come nello scambio si realizzi una commutazione precisa,predefinita e calcolata,

quella tra un bene dato e uno ricevuto.

Ne deriva che,ciò che accade,alla fine dello scambio,è una reciproca indifferenza senza residui.Chi ha dato,ha

dato;chi ha ricevuto,ha ricevuto. Si tratta di un preciso fenomeno - economico-sociale in cui si passa

dalla libertà come indifferenza all’indifferenza come libertà.

Nella gratuità invece,il percorso è molto diverso. Infatti,

-chi dà- ,anche se lo fa senza aspettarsi una risposta in termini di contraccambio,stimola a una risposta;

-chi dà,anche se dà senza aspettarsi di costituire un vincolo, stimola al costituirsi di un vincolo;

-chi dà,anche senza aspettarsi di generare un obbligo,segretamente induce a una - pur libera -risposta.

Ciò che ne nasce,non è affatto un’indifferenza intersoggettiva senza residui, ma,al contrario,il sedimentarsi di un legame".

 (dalla relazione al Convegno studi di Famiglia Aperta sul tema: Famiglia e Gratuità Vecchi e bambini oggi- Fano 2000 )

 

Dora- Le analisi del pensiero del prof. Limone sono sempre  folgoranti e preziose. Sono d’accordo poi  sulla necessità di una “costante azione riflessiva” alla quale  Gianfranco richiama: solo così l’altruismo diventa  efficace e contagioso...  La continua autoverifica poi può portare non solo a un continuo aggiornamento della qualità dell’azione e della  prassi organizzativa ma  anche a una migliore definizione giuridica del volontariato.

 

 

3-Come definire e disciplinare meglio dunque il Volontariato? Cosa manca a livello normativo perché questa testimonianza possa essere veramente efficace ed incisiva?

Pino e Anna  - Non abbiamo elementi di giudizio per una risposta argomentata. Forse, estendere e promuovere il servizio civile orientato al volontariato.

 

Anna Irma - Non manca niente, anzi siamo in molti a essere convinti che le testimonianze più incisive furono quelle in mancanza della normativa tutt'ora in vigore, la “Legge Quadro sul volontariato”, formulata e approvata dopo oltre dieci anni di dibattiti, di studio e di convegni dedicati al volontariato sociale, che negli anni era divenuto una presenza necessaria, ma che aveva creato problemi proprio in ordine al rischio di sfruttamento delle risorse gratuite.

La 266/1991 disciplinò il lavoro volontario e stabilì il fondo speciale, che finanzia tutto il sistema dei Centri di Servizio. La legge del 1991 verrà presto superata dalla Riforma di tutto il Terzo Settore (cooperative sociali, associazioni di volontariato, organizzazioni non governative, ecc.) attualmente all'esame delle commissioni parlamentari.

 

LEGGE  QUADRO  SUL  VOLONTARIATO

Legge 11 agosto 1991, n. 266

pubblicata su G.U. n.196 il 22-8-91 - entrata in vigore il 6 settembre 1991

Art. 1. Finalità e oggetto della legge

  1. La Repubblica italiana riconosce il valore sociale e la funzione dell’attività di volontariato come espressione di partecipazione, solidarietà e pluralismo, ne promuove lo sviluppo salvaguardandone l’autonomia e ne favorisce l’apporto originale per il conseguimento delle finalità di carattere sociale, civile, e culturale individuate dallo Stato, dalle regioni, dalle province autonome di Trento e di Bolzano e dagli enti locali.
  2. La presente legge stabilisce i principi cui le regioni e le province autonome devono attenersi nel disciplinare i rapporti fra le istituzioni pubbliche e le organizzazioni di volontariato nonché i criteri cui debbono uniformarsi le amministrazioni statali e gli enti locali nei medesimi rapporti.

Art. 2.  Attività di volontariato

  1. Ai fini della presente legge per attività di volontariato deve intendersi quella prestata in modo personale, spontaneo e gratuito, tramite l’organizzazione di cui il volontario fa parte, senza fini di lucro anche indiretto ed esclusivamente per fini di solidarietà.
  2. L’attività del volontario non può essere retribuita in alcun modo nemmeno dal beneficiario. Al volontario possono essere soltanto rimborsate dall’organizzazione di appartenenza le spese effettivamente sostenute per l’attività prestata, entro i limiti preventivamente stabiliti dalle organizzazioni stesse.
  3. La qualità di volontario è incompatibile con qualsiasi forma di lavoro subordinato o autonomo e con ogni altro rapporto di contenuto patrimoniale con l’organizzazione di cui fa parte.

 

Giorgio - Sullo sfondo degli attuali  fenomeni di crisi e di disoccupazione o sottooccupazione,ritengo che tutta la materia del volontariato debba essere meglio disciplinata,anche dal punto di vista legislativo,per evitare il persistere di  frequenti equivoci.

Non vi è nulla di male che,nell’ambito di determinate organizzazioni -come la Croce Rossa o anche gli oratori parrocchiali- vi siano persone, in attesa di occupazione,che intendano valorizzare la propria professionalità,anche apprendendo un “mestiere” che potrà loro in futuro procurare un decoroso sostentamento, Ma questo è,se vogliamo,il terzo settore o il non profit (da riconoscere e da valorizzare,beninteso …),non propriamente il volontariato,che esige una radicale disponibilità alla gratuità. Sta proprio nella gratuità il fascino ma anche il limite del volontariato,perché non si può né lavorare “ a tempo pieno”,né diventare specialisti.

Volontari sono uomini e donne,giovani e anziani,che, liberamente e senza attesa di contropartita, mettono a disposizione del prossimo i loro piccoli o grandi talenti. Di queste persone c’è grande bisogno,non meno però di altre persone,pure eticamente motivate,che nel volontariato cercano una via per una decorosa sistemazione professionale,ma che perseguono un obiettivo diverso e con stili diversi.

 

Franco- Credo che nel volontariato ci sia di tutto e sia difficile discernere. Per le Associazioni sono previsti controlli a vari livelli, ma non è facile capire se motivazioni e modalità di agire corrispondono alla gratuità dichiarata e alla correttezza dei comportamenti (gli scandali evidenziati sistematicamente lo testimoniano) e non so fino a che punto le azioni investigative possano essere efficaci.

Sarebbe bene che le contraddizioni emergessero all'interno delle associazioni stesse. Se lo spirito di chi partecipa è corretto, le negatività devono emergere in quel contesto attraverso un continuo confronto tra chi opera.

Una norma non riuscirà mai a rendere efficace un'attività. Ci vuole un sereno controllo sociale che riconosca ciò che vale e ciò che non vale e, soprattutto, è necessario un profondo senso di responsabilità in chi decide di fare del volontariato. Nel caso dell'EXPO c'è da augurarsi che sia programmato un momento formativo adeguato che consenta ai volontari una crescita a livello personale e professionale.

In ogni esperienza di volontariato è fondamentale la formazione continua. La nostra cultura corrente non porta  purtroppo a chiedere ai singoli di rispondere sulla validità del loro operato in base a motivazioni e valori profondi, ma chiede risultati numerici dietro ai quali ci può stare di tutto.

 

Rosanna  – Leggo dal sito segnalato www.ciessevi.org  : Università del volontariato .E’ boom di iscrizioni per dirigere il non profit, e  consiglieri,dirigenti,amministratori e manager sono in fila per partecipare al master Dirigere un’organizzazione non profit. L’obiettivo del master è quello di formare i nuovi dirigenti ,formando strumenti utili per lo svolgimento in modo responsabile e consapevole,oltre che efficace per l’incarico affidato loro. Il sito mette in evidenza una complessa organizzazione di persone competenti e professionali,che si occupano di gestire consistenti finanziamenti per mettere in azione un meccanismo molto complesso. Ho letto anche quanto scrive Paolo Foschini

sul Corriere della sera:più di 15.000 giovani in fila per fare i volontari all’Expo,molti anche senza rimborso. Un solo tablet a fine esperienza,…. una imperdibile esperienza umana.

 La gratuità, intesa come impegno senza tornaconto personale, mi sembra però assai lontana … La mia esperienza personale di appartenenza agli ideali della cultura del bene comune,dell’educazione permanente e solidale e corresponsabile io l’ho vissuta nell’associazione culturale Famiglia Aperta,aderendo a quel progetto educativo fin dall’inizio della sua costituzione..nel 1976.

 Mi attraeva l’idea di una partecipazione personale,diretta,insieme ad altre persone,ad un volontariato culturale,ma corresponsabile anche della gestione economica ,senza sostegni esterni. Famiglia Aperta ,pur lavorando sull’intero territorio nazionale,non ha mai avuto una sua sede stabile,un ufficio o persona che lavorasse a stipendio. L’unica cosa certa era una casella postale e l’impegno costante di Dora,presidente  e responsabile della ricerca educativa,che,con il suo impegno coinvolgente,promuoveva incontri,gruppi,convegni,tutto con   famiglie disposte al confronto di idee ed esperienze per diventare soggetti attivi di cambiamento culturale, persone capaci di agire responsabilmente sul territorio e con le Istituzioni locali,da cittadini attivi e consapevoli.

Mi auguro, e auguro ai 15.000 giovani disposti a far la fila per l’Expo, che colgano l’occasione per  fare una esperienza umana forte,dalla quale trarre lo stimolo per progettarsi in  una nuova realtà di vita in cui possano  sentirsi  a loro volta  davvero autentici protagonisti di cambiamento. E intanto mi riguardo con …. affetto la copertina del  piccolo libro di Dora Ciotta:”Famiglia Aperta le radici e le ali” ,piccola storia, d’un’associazione culturale  d’avanguardia ,che ha vissuto intensamente per quarant’anni, che ho schizzato io.

 

 

Dora- E’ vero. L’esperienza culturale e associativa di Famiglia Aperta è stata  forte e singolare, laica e lunga circa quarant’anni, realizzata da persone e famiglie attive nel riflettere enell' agire sul proprio territorio,corresponsabile anche in campo economico,e fruttifica  in gran parte anche in questo Blog.

Ed è pure vero che è stata possibile perché aveva alle spalle la sicurezza  e la forza di un impegno totale,radicato nella Parola di Dio :”Gratuitamente avete ricevuto,gratuitamente date” ,di una persona plasmata dalla Pro Civitate  Christiana di Assisi,che aveva deciso di  prolungare  sul territorio nazionale la propria vocazione apostolica,nel rischio povertà e solitudine: ” Meglio consumarsi che arrugginire”.

Ringrazio Rosanna del suo riconoscimento,mentre mi pare giusto affermare che  una vocazione alla totalità non può essere di tutti: ciascuno ha i suoi carismi,la sua strada,i suoi tempi di fioritura. Giustamente è stato detto che  volontariato è un atto personale,una scelta di persone.

Conta certamente anche l’organizzazione,e oggi “la banca del tempo” per es. consente a ognuno di offrire il suo dono anche solo di un’ora della propria vita... L’importante  però è uscire da sé e camminare verso gli altri,nessuno escluso,nell’amore. Come ripete continuamente Papa Francesco.

 

Gratuità  e Solidarietà

annuncio

della tenerezza di Dio

 

“I vostri interventi accanto agli uomini e alle donne in difficoltà

sono un annuncio vivo della tenerezza di Cristo,

che cammina con l’umanità di ogni tempo.

 Proseguite su questa strada dell’impegno volontario e disinteressato.

C’è tanto bisogno di testimoniare il valore della gratuità:

 i poveri non possono diventare un’occasione di guadagno”.

“Le povertà oggi cambiano volto, ci sono le nuove povertà,

 e anche alcuni tra i poveri

maturano aspettative diverse:

 aspirano a essere protagonisti,

si organizzano, e soprattutto praticano

quella solidarietà che esiste tra quanti soffrono, tra gli ultimi.

Voi siete chiamati

a cogliere questi

segni dei tempi

 e a diventare uno strumento al servizio del protagonismo dei poveri.

 

Solidarietà con i poveri è pensare e agire in termini di comunità,

 di priorità della vita di tutti sull’appropriazione dei beni da parte di alcuni.

È anche lottare contro le cause strutturali della povertà:

la disuguaglianza, la mancanza di un lavoro e di una casa,

 la negazione dei diritti sociali e lavorativi.

 

La solidarietà è un modo di fare la storia con i poveri,

 rifuggendo da presunte opere altruistiche

che riducono l’altro alla passività”.

 

(Papa Francesco alla Focsiv -

Alla Federazione Organismi cristiani Servizio internazionale)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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